Si è costituito per invocare una sostanziale modifica delle attuali leggi danesi a tutela del copyright. È la storia di Henrik Anderson, comune cittadino del paese scandinavo, che sta per consegnarsi volontariamente nelle mani della polizia dopo aver riversato sul suo computer almeno un centinaio di DVD legalmente acquistati . E non è tutto. Anderson ha deciso di autodenunciarsi perché non avrebbe avuto alcuna risposta dal gruppo danese anti-pirateria al quale aveva chiesto consiglio.
La vicenda è apparentemente irragionevole, ma solo apparentemente. Tutto era iniziato alla fine dello scorso ottobre, quando il cittadino danese aveva deciso di informare l’ Antipiratgruppen dell’avvenuta violazione dei sistemi DRM su più di un centinaio di film e show televisivi da lui legalmente acquistati. Violazioni ripetute, ma animate dal proposito di tenere delle copie di backup sul proprio computer, per uso strettamente personale . Perché allora denunciarsi?
La legge danese sul copyright permette a chiunque di effettuare copie private di opere pubblicate, limitatamente all’uso personale e non per la distribuzione a fini di lucro. Quindi, come pensato dallo stesso Anderson, la legge sul diritto d’autore protegge attività di copia come la sua. È tuttavia vera una cosa: per eseguire una copia di backup di un DVD bisogna aggirare i sistemi DRM implementati per volere dei detentori dei diritti. E questo non è affatto permesso dalla legge danese sul copyright .
Come recita la stessa legge, non è consentito aggirare le misure tecnologiche a protezione delle opere senza un esplicito consenso dei detentori dei relativi diritti. Stando a questo articolo, Anderson avrebbe infranto la legge, classificabile come un criminale della proprietà intellettuale. Una situazione decisamente schizofrenica, in cui il cittadino si era sentito intrappolato tra bene e male. E allora si era rivolto in primis all’organizzazione del suo paese a tutela del diritto d’autore.
Pare che l’ Antipiratgruppen avesse preso tempo, parlando in pubblico di un problema politico da sottoporre anche all’associazione locale dei distributori video. Una promessa era stata fatta: una risposta sarebbe stata recapitata a Henrik Anderson entro il primo dicembre del 2009. Ma una risposta non è arrivata. Anderson si è interrogato sulle probabili motivazioni di questo silenzio, escludendo la possibilità che la questione non interessi ai protagonisti della difesa del copyright in Danimarca.
Lo stesso ministero della Cultura ha inviato all’uomo una lettera in cui si è confermato che la violazione dei sistemi DRM ha avuto luogo, eccome. “Ma chi dovrei seguire? – ha dichiarato Anderson – Quelli che fanno le leggi in questo paese? O coloro che difendono legalmente le aziende contro le quali sto agendo?”. Su un argomento abbastanza simile si era già pronunciato un tribunale di Milano che aveva stabilito sì un diritto alla copia personale, ma anche una particolare eccezione impugnabile dai detentori dei diritti, nel momento in cui il sistema DRM diventi l’unico modo per contrastare la diffusione di copie illegali.
Ora, il cittadino danese Henrik Anderson ha spiegato come un giusto processo a suo carico sia l’unica maniera per arrivare ad una conclusione e risolvere il contraddittorio posto in essere dalla legge. L’uomo si è dichiarato fiducioso che la sua storia sarà d’esempio per le autorità di Copenaghen, affinché si arrivi a capire quale principio debba prevalere. Inviolabilità del DRM o copia per uso personale? Questo è il problema.
Mauro Vecchio