US Navy, come non perdersi in un bicchiere d'acqua

US Navy, come non perdersi in un bicchiere d'acqua

La Marina degli Stati Uniti resta tranquilla nonostante abbia subito il furto di alcuni PC: i dati erano stati cifrati. Non altrettanto previdente quella di sua Maestà britannica
La Marina degli Stati Uniti resta tranquilla nonostante abbia subito il furto di alcuni PC: i dati erano stati cifrati. Non altrettanto previdente quella di sua Maestà britannica

Per difendere i propri PC l’unica soluzione davvero efficace è cifrare i dati che contiene. Nessuna cyber-difesa può esser certa di essere immune da ogni attacco e le macchine possono sempre essere rubate fisicamente: lo sa bene la Marina degli Stati Uniti che a luglio di quest’anno ha subito in un suo quartier generale il furto di dieci portatili e nove dispositivi di archiviazione e per cui si è subito pensato ad un attacco dalle sfumature informatiche.

A preoccupare maggiormente, il fatto che uno dei laptop contenesse un documento con dati sensibili tra cui nomi utente e password, conti bancari, informazioni su carte di credito, contatti personali con tanto di numeri di telefono, nonché contratti governativi riservati. Insomma del materiale scottante: in un film di spionaggio sarebbe cosa da distruggere appena letta per evitare che finisca in mani sbagliate.

A tranquillizzare i vertici militari, la conclusione dell’indagine: i dati erano fortunatamente cifrati. Lo scampato pericolo è stato così l’occasione per Steve Muck, responsabile dell’ufficio informatico, di ribadire l’importanza di mettere al sicuro le memorie esterne alla fine della giornata di lavoro e di tenere tutte le informazioni sensibili conservate nei PC governativi in forma cifrata.

Vademecum sempre utile che troppo spesso viene dimenticato nel Regno Unito, patria delle distrazioni : ora ad essere andata perduta sarebbe una chiavetta USB contenente informazioni riservate sulla Royal Navy, tra cui dati sul personale e su alcune operazioni navali.

La memoria esterna sarebbe stata ritrovata in un parcheggio vicino al porto di Belfast. Colui che l’ha rinvenuta l’avrebbe riconsegnata alla polizia solo dopo aver tentato la vendita ai giornali: tuttora non si sa se i dati sono stati effettivamente venduti o diversamente divulgati. Quel che è certo è che controllando l’utilizzo delle penne USB e imponendo l’uso di programmi di cifratura il problema sarebbe stato del tutto evitabile.

Per rintracciare dati o altri documenti la cui perdita costituisce un notevole fastidio è stato creato anche un sito, Lost Laptop , che offre una ricompensa per chiunque ritrovi l’agognato apparecchio (naturalmente con una percentuale lasciata ai gestori): dubbi peraltro sorgono sull’effettiva legalità del sito, che per permettere il riconoscimento dei PC ritrovati si premura autonomamente di pubblicare i dati in esso contenuti. Con buona pace di privacy e informazioni sensibili. Anche i costi rendono l’operazione poco conveniente: molto meglio avere almeno un backup e procurarsi un nuovo computer.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 3 dic 2009
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