La Russia dichiara guerra all'asteroide assassino

La Russia dichiara guerra all'asteroide assassino

I Russi promettono: a deflettere Apophis nel 2036 ci pensiamo noi. Intanto le agenzie spaziali di tutto il mondo pensano alle missioni future, a Venere, a Marte e alle colonie lunari
I Russi promettono: a deflettere Apophis nel 2036 ci pensiamo noi. Intanto le agenzie spaziali di tutto il mondo pensano alle missioni future, a Venere, a Marte e alle colonie lunari

Contro la morte che arriva dal cielo, la Russia si dice pronta a sguinzagliare tutto il suo arsenale scientifico per trovare una soluzione efficace al problema. Senza ordigni nucleari, però, banditi dai trattati internazionali e, a conti fatti, inutili. Lo promette il dirigente di Roscosmos Anatoly Perminov, che cita “un certo scienziato” e lamenta l’attendismo dei colleghi internazionali contro una minaccia che la Russia (direttamente interessata dall’impatto nelle simulazioni) pare prendere parecchio sul serio.

La minaccia, naturalmente, è Apophis , l’asteroide che potrebbe impattare con la Terra nel 2036 (dopo un passaggio ravvicinato nel 2029) con una probabilità su 250mila. Apophis ha sin qui generato grandi quantità di divulgazione semiseria da parte degli esperti di settore e tanto umorismo geek, ma nessun piano concreto circa l’eventuale contrasto a un incidente cosmico che appare largamente improbabile ai più.

Nell’ opinione di Perminov , invece, “è in gioco la vita” di “centinaia di migliaia di persone” e la Russia e le altre nazioni dovrebbero investire “miliardi” (di dollari) per “costruire un sistema che ci permetta di prevenire una collisione, piuttosto che stare qui ad aspettare che l’evento si verifichi”. Il sistema evocato da Perminov escluderebbe gli ordigni nucleari , essendo presumibilmente basato sull’invio di un veicolo in grado di deflettere l’asteroide dalla sua corsa fatale contro il Pianeta Azzurro.

Se per Apophis non c’è unanimità nemmeno sui giudizi preliminari all’interno della comunità scientifica, molti meno dubbi emergono quando si considera il futuro delle esplorazioni spaziali in ambito internazionale. Al cosmo insomma ci pensano tutti, anche se con progetti, idee e soluzioni più o meno differenti in relazione alle finalità specifiche di ciascuno.

Per rimanere in territorio russo, l’obiettivo è Marte e il mezzo per raggiungerlo è uno strano equipaggio composto da una scimmia e un robot. Discussioni preliminari starebbero infatti valutando la possibilità di simulare una missione di “confinamento” di una scimmia-cosmonauta in una capsula per 120 giorni (il tempo di percorrere il tragitto fra la Terra e Marte con l’attuale tecnologia di propulsione), in vista della missione vera e propria in cui il primate-eroe verrebbe accompagnato da un robot che si occuperebbe di lui e delle sue necessità alimentari.

NASA pensa invece a esplorazioni meno distanti e ambiziose, ancorché maggiormente focalizzate dal punto di vista scientifico: mentre ragiona sul da farsi con il rover Spirit permanentemente bloccato nel terreno sabbioso di Marte, l’agenzia spaziale statunitense è impegnata a scegliere quale delle tre missioni candidate nel programma New Frontiers vedrà effettivamente la luce tra l’esplorazione dell’atmosfera e la crosta di Venere, il prelievo di un “pezzetto” di asteroide vicino alla Terra e l’invio di una sonda robotica sulla Luna per la raccolta di nuovo materiale roccioso da recapitare indietro al “mittente”.

E per quanto riguarda i piani di ritorno sulla Luna entro la prossima decade, NASA potrebbe prestare ascolto a quanto ha da dire un team di scienziati internazionale sui lava tube , grossi buchi presenti sulla crosta lunare che potrebbero proteggere le installazioni e le vite dei primi coloni umani fuori dal pianeta Terra dagli effetti delle radiazioni solari e da altri pericoli “cosmici”. Il team avrebbe in particolare individuato uno di questi tube , un buco largo 65 metri e profondo quasi 80 presente nella regione vulcanica nota come Marius Hills.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 gen 2010
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