Google, parlami di ACTA

Google, parlami di ACTA

Imminente un convegno a Washington in cui BigG esprimerà tutte le sue preoccupazioni per il trattato anti-contraffazione. Mentre le disconnessioni guadagnano consensi anche in Spagna, grandi interrogativi attendono risposta
Imminente un convegno a Washington in cui BigG esprimerà tutte le sue preoccupazioni per il trattato anti-contraffazione. Mentre le disconnessioni guadagnano consensi anche in Spagna, grandi interrogativi attendono risposta

Si tratta del primo importante convegno organizzato da Google all’alba del nuovo decennio, interamente dedicato alle spinose problematiche sollevate dal contestato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Il primo Google Talk , a Washington D.C., per parlare ampiamente del trattato anti-contraffazione che da circa due anni è in fase di discussione segreta tra Europa e Stati Uniti, entrambe decise a ratificarlo entro la prossima estate.

“Avvocati a difesa dei consumatori e aziende tecnologiche come Google – si spiega in un post sul blog ufficiale di BigG – hanno espresso serie preoccupazioni sul potenziale impatto che ACTA avrebbe sull’innovazione tecnologica e sui diritti degli utenti della Rete”. Prima dell’evento, Google ha previsto un apposito spazio web dove tutti i netizen interessati abbiano la possibilità di presentare una particolare tematica o una specifica domanda.

A grandi linee, i responsabili di Mountain View sembrano avere già in mente quelli che saranno i temi principali da affrontare nel corso del convegno a Washington. Ad esempio, se le previsioni di ACTA manterranno in vita quello che è attualmente un bilanciamento tra le varie leggi sulla proprietà intellettuale, fornendo non soltanto più potere ai detentori dei diritti, ma anche appropriate eccezioni per creatori e utenti finali .

Altra tematica, se il trattato anti-contraffazione metterà a repentaglio il principio del cosiddetto mere conduit , alla base degli attuali servizi del web. Infine, se ACTA andrà ad incoraggiare i vari governi ad adottare misure di disconnessione forzosa dei netizen , attraverso la dottrina già nota con il nome di Sarkozy o dei tre colpi. Proprio a quest’ultima domanda sembrano aver già risposto i fatti.

È infatti recente la nomina del senatore francese Michel Thiolliere all’interno dell’ HADOPI , istituzione che si occuperà di dare voce e corpo alla dottrina Sarkozy . Oltremanica, la Gran Bretagna è ancora in una fase dibattimentale relativamente alle nuove norme all’interno del Digital Economy Bill per disconnessioni e l’istituzione di vere e proprie milizie del P2P .

Trasferendosi in terra spagnola, il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato il testo definitivo di un disegno di legge che vorrebbe modificare in maniera sostanziale la legge 32/2000, sui servizi della società dell’informazione. Si medita di aggiungere cioè un’ulteriore condizione a giustificare il blocco di un sito web: la salvaguardia dei diritti relativi alla proprietà intellettuale. Una volta approvata dal Parlamento, la legge introdurrà in Spagna una Commissione per la Proprietà Intellettuale , che agirà da organo nazionale di vigilanza.

In particolare, questa stessa Commissione avrà il compito di avanzare proposte di oscuramento di quei siti che si macchieranno di file sharing illecito. Queste proposte dovranno poi essere vagliate da un magistrato competente che avrebbe così quattro giorni di tempo per arrivare ad un verdetto definitivo e isolare dalla rete lo spazio online.

Non appare dunque così strano che un senatore degli Stati Uniti come Ron Wyden abbia inviato una speciale lettera all’ Office of the US Trade Representative (USTR). Una particolare missiva per capire meglio le dinamiche di ACTA, a partire da un pugno di cruciali interrogativi. In primis, l’effettiva definizione del termine contraffazione, oltre all’effettivo ruolo che avranno gli ISP all’interno del trattato. Saranno inclusi in ACTA anche i brevetti? E per il discorso privacy? Domande in attesa di necessarie risposte.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
11 gen 2010
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