Le nomine a Commissari europei (soggetti all’approvazione formale da parte del Parlamento Europeo) hanno visto confrontarsi i tre interlocutori che avranno deleghe riguardanti la proprietà intellettuale, e in particolare la sua gestione in Rete: Viviane Reding, commissario designato per i diritti fondamentali e la cittadinanza, Neelie Kroes, designata per l’agenda digitale e Michel Barnier, candidato al Mercato Interno e i Servizi Finanziari. Di particolare attualità, e quindi al centro delle domande poste dai parlamentari europei, le questioni che verrebbero toccate dal trattato ACTA.
La Reding ha dichiarato di volersi opporre fermamente alla cosiddetta dottrina Sarkozy, e di conseguenza alle disposizioni ACTA: in particolare ritiene intoccabile il diritto dei cittadini a un giusto processo, cui inderogabilmente deve essere subordinato l’eventuale divieto d’accesso alla Rete. Neelie Kroes ha, invece, affermato che un accordo del genere non potrà andar oltre a quanto già previsto all’ acquis comunitario, cioè l’attuale normativa vigente in materia che non può essere modificata tramite accordo commerciale.
D’altra parte Barnier, già ministro di Sarkozy, ha dichiarato che sradicare la pirateria online e la contraffazione sarà in cima alla lista delle priorità del suo mandato e ha affermato che, in relazione ad ACTA, è importante cambiare il quadro legislativo europeo .
Le questione relative alla proprietà intellettuale e alla contraffazione sono anche al centro dei negoziati che vedono Canada e Unione Europea cercare di raggiungere un ampio accordo commerciale e che potrebbe significare il radicale cambiamento della normativa canadese sul diritto d’autore: estensione della protezione (da 50 a 70 anni dopo la morte dell’autore), ratifica delle disposizioni WIPO , previsione anti-aggiramento delle misure poste a controllo della proprietà intellettuale e nuove previsioni per garantire il rispetto delle norme vigenti (tra cui la responsabilità degli ISP), sono gli argomenti sul piatto della bilancia. Già il mese scorso un documento sfuggito alle negoziazioni preannunciava le ingenti pressioni europee alla controparte circa tali questioni.
Ora un secondo documento (datato 16 novembre 2009) è trapelato : in esso l’Unione Europea esprime l’intenzione di voler “far pressione sul Canada affinché prenda sul serio le questioni relative alla proprietà intellettuale e rimedi alle carenze della propria normativa, in particolare per le misure di enforcement”.
Michael Geist, testimone del documento non ancora diffuso in Rete, afferma che in esso si ribadisce come gli attuali negoziati commerciali “sono un’occasione unica per aggiornare le norme attualmente vigenti in Canada in materia aggirando le opposizioni di lobby locali anti-proprietà intellettuale”. L’obiettivo sarebbe, quindi, convincere il Canada a colmare il gap che attualmente lo vede separato dai paesi occidentali che si stanno attrezzando per omogeneizzare le rispettive legislazioni in materia, e sarà presumibilmente la leva con cui in fase negoziale il Canada spingerà per ottenere benefici in altri settori commerciali.
Claudio Tamburrino