Quella caviglia cammina da sola

Quella caviglia cammina da sola

Ricercatori dell'Università del Michigan hanno sviluppato una protesi che immagazzina l'energia cinetica per diminuire il dispendio energetico della camminata
Ricercatori dell'Università del Michigan hanno sviluppato una protesi che immagazzina l'energia cinetica per diminuire il dispendio energetico della camminata

I ricercatori dell’Università del Michigan hanno sviluppato una protesi che sembrerebbe alleviare il compito ai pazienti vittime di amputazioni del piede. Si tratta di una caviglia elettronica di nuova generazione che, grazie a un meccanismo di recupero di una parte della spinta dissipata nel passo, può abbattere il costo energetico e migliorare l’efficienza della falcata.

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Normalmente – spiegano i ricercatori – nella camminata si “consuma un quantitativo significativo di energia, quasi sempre nella transizione tra un passo e l’altro. La caviglia agisce quindi per recuperare energia durante la spinta”. Mancando questo sistema di recupero, le protesi richiederebbero molta più fatica nel compiere i passi: i test hanno mostrato che coloro che utilizzano una protesi convenzionale hanno una spinta della caviglia inferiore e una spesa energetica metabolica netta superiore del 23 per cento, rispetto ad un soggetto che cammina normalmente.

Il meccanismo ora sviluppato imita il movimento naturale della caviglia umana, attraverso un microprocessore che controlla il meccanismo e immagazzina l’energia normalmente dissipata dalla gamba nel rilascio, per utilizzarla nel successivo piegamento. E permette così di avere una spinta assimilabile a quella di una caviglia “vera”, e di abbattere il dispendio energetico superiore a solo il 14 per cento. Il risultato per il paziente dovrebbe essere una protesi con un peso apparente inferiore, e con un feedback molto più naturale. Grazie al sistema di recupero dell’energia, inoltre, la caviglia a energia cinetica necessita di una sola batteria.

Per il momento la protesi è solo un prototipo, ma sembra promettere bene per una successiva fase di commercializzazione.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
25 feb 2010
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