Un comune cittadino britannico entra in una caffetteria e si collega alla Rete con il suo laptop. Per fare cosa? Aprire la propria casella di posta elettronica? Sorseggiare un caffè bollente mentre si aggiornano Facebook e Twitter? Non solo: le autorità del Regno Unito hanno un assillante dubbio . E se il WiFi pubblico venisse usato per scaricare illegalmente contenuti, in barba al copyright?
In un documento il Department for Business, Innovation and Skills (BIS) si è interrogato sulla possibilità concreta di introdurre – all’interno dell’ormai nota cura Mandelson per gli inguaribili del file sharing selvaggio – una regolamentazione più rigida nei confronti di chi gestisce gli hotspot pubblici nel Regno Unito .
Perché dunque non fare in modo che istituti bibliotecari, università e piccole aziende come quelle impegnate nella veloce ristorazione siano responsabili di ciò che i loro clienti/utenti fanno con l’accesso gratuito in wireless? Le autorità britanniche starebbero così pensando a precise responsabilità a carico di caffetterie, pub e compagnia: che venga legalizzata ufficialmente la possibilità di tagliarli fuori dalla Rete.
Per più di un osservatore, tutto ciò si trasformerebbe in una vera e propria messa al bando del WiFi pubblico. Ma anche in una seria minaccia alla sopravvivenza di tutte quelle piccole imprese che attirano i propri clienti con la possibilità di connettersi e navigare seduti ad un tavolo. Per di più, una piccola caffetteria non sarebbe affatto in grado di conservare i dati di tutti i clienti che transitano tra bevande e muffin al cioccolato.
Il problema, tuttavia, è che queste attività non potrebbero operare come fornitori di servizi pubblici nemmeno se volessero. Perché – stando alle osservazioni del BIS – i piccoli caffè garantiscono una capacità di banda troppo scarsa per scaricare brani musicali o film. Il che porterebbe le autorità britanniche a considerarli come dei singoli dotati di connessione , inviando loro le opportune notifiche di avvenuta violazione. Per poi eventualmente disconnetterli e fornirgli la possibilità di appellarsi.
Infine, per quanto riguarda ad esempio le biblioteche, le autorità del BIS hanno sottolineato come queste non possano venire esentate da una certa responsabilità rispetto alle attività illecite online degli utenti. Perché si potrebbe diffondere un cattivo esempio, dando la possibilità ad organizzazioni fasulle di diventare dei pericolosi centri votati alla messa a disposizione di banda da destinare al file sharing selvaggio.
Mauro Vecchio