L’editoria starebbe pagando una delle crisi più acute nella sua lunga storia. È quanto sottolineato dalla Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), in uno studio dal titolo La stampa in Italia 2007-2009 , presentato di recente nella Sala del Mappamondo della Camera.
Dati non certo incoraggianti, testimonianza di un settore a rischio, secondo FIEG non aiutato dal governo del Belpaese. “Il governo non solo non è intervenuto per attenuare gli effetti di una congiuntura difficile e per allentare quei nodi strutturali che soffocano il settore – si legge nello studio – ma ha operato in senso contrario con la soppressione delle tariffe postali agevolate”.
Gli editori hanno così parlato di misure non impropriamente definibili come una pesante punizione per tutto il settore . Dal momento che si tradurrebbero in un “pesantissimo aggravio di costi proprio in un momento in cui le imprese devono confrontarsi con una flessione della domanda interna”.
Lo studio presentato alla Camera ha dipinto con fosche pennellate gli scenari presenti e futuri dell’editoria nel paese del Tricolore. La pubblicità sui quotidiani ha così osservato un aumento dello 0,6 per cento, arrivato però dopo il -16,4 per cento dell’anno 2009 . Per quanto riguarda l’andamento delle vendite, queste hanno fatto registrare per i quotidiani un meno 6 per cento nei primi tre mesi del 2010.
I rischi sarebbero enormi, almeno secondo FIEG che ha ipotizzato il “depauperamento di quel grande patrimonio sociale e culturale rappresentato dalla pluralità delle voci della stampa italiana”. Per il suo presidente, Carlo Malinconico, non sarebbe possibile aspettare che la crisi passi da sola, ma bisognerebbe invece muoversi con urgenza e con la massima determinazione.
E qui Malinconico ha buttato sul tavolo delle discussioni i semi di una proposta che probabilmente alimenterà il fuoco delle polemiche. Una piccola tassa da imporre su ogni connessione alla Rete , che sostenga il settore dal momento in cui permette a tutti i netizen di usufruire di contenuti editoriali online.
Il presidente FIEG ha quindi citato l’esempio tedesco, che prevede una tassa su ogni computer, tuttavia sottolineando come le sue intenzioni siano di diverso tipo. “Un prelievo di entità modesta – ha spiegato Malinconico – dal costo di un caffè al mese o giù di lì, per realizzare una dote di risorse che possa essere d’aiuto in questo frangente”.
E non si tratterebbe di una soluzione radicale alla crisi – questo Malinconio lo ha ammesso – ma una “misura da adottare in maniera transitoria”. “Uno strumento forfettario” per rimpinguare le casse di un editoria in crisi di vendite, di lettori, di inserzioni pubblicitarie. Perché Internet dovrebbe allora pagare per tutto questo? Oltretutto con il “costo di un caffè al mese o giù di lì”?
Malinconico è tornato a parlare di Google, del noto problema motori di ricerca-vampiri. Due o tre anni annunciati dal presidente FIEG per trovare un equilibrio tra editori e search engine , alla luce dell’istruttoria aperta dalla stessa Antitrust del Belpaese. “E nel frattempo che facciamo?”, si è chiesto Malinconico. “Normalmente su certi servizi ci sono oneri di sistema generali che vengono divisi – ha spiegato – Si pensi alle bollette elettriche dove si paga anche per il costo delle centrali idroelettriche”.
Mauro Vecchio