Spam, da oggi fatto in casa

Spam, da oggi fatto in casa

Non solo algoritmi dietro i messaggi spazzatura: lavoratori sottopagati postano nel tentativo di aggirare i filtri
Non solo algoritmi dietro i messaggi spazzatura: lavoratori sottopagati postano nel tentativo di aggirare i filtri

Sistemi per controllare commenti, email indesiderate e altre forme di spam ce ne sono, ma gli spammer sembrano essersi evoluti: oggi accanto ai mezzi classici che fanno affidamento su sistemi automatizzati di produzione di messaggi (e proprio per questo distinguibili e presto resi inoffensivi dallo sviluppo di altrettanto automatizzate contromosse), sembra siano sempre di più i lavoratori indiani, turchi e del sud est asiatico sottopagati per disseminare messaggi spazzatura. La grammatica, consola riflettere, resterà inconfondibile.

A riferirlo è lo studio effettuato dall’ anti-spammer Akismet : la principale conseguenza di una produzione dietro cui non vi è un computer ma un uomo è che lo spam così creato aggira un primo filtro che si limita a verificare una più o meno diretta corrispondenza al contenuto commentato.

Grande sviluppo stanno avendo pingback a blog costruiti ad hoc – spesso anche con sistemi automatizzati – per attirare traffico e che utilizzano plugin specifici per inviare le notifiche ad altri blog e puntare alla reciprocità della citazione: tanto che molti blogger tendono oggi a rifiutare qualsiasi tipo di pingback.

Accanto agli argomenti classici “pornografia, pillole e malware” che continuano a proliferare grazie a botnet e server infetti situati ancora per la maggior parte nell’est Europa e in Russia, nuovi argomenti stanno prendendo piede: pubblicità di “dentisti e mangime per animali”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
26 apr 2010
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