SIAE: pagate per quell'inno

SIAE: pagate per quell'inno

Un ente non profit di Messina dovrebbe scucire circa mille euro per aver suonato il tema di Mameli in pubblico. Non si tratta della prima richiesta di questo tipo. Avvisato il Presidente della Repubblica
Un ente non profit di Messina dovrebbe scucire circa mille euro per aver suonato il tema di Mameli in pubblico. Non si tratta della prima richiesta di questo tipo. Avvisato il Presidente della Repubblica

“Giù le mani dall’inno nazionale!”. Così un recente titolo di Marco Pierani, responsabile delle relazioni istituzionali di Altroconsumo , che ha riportato sul suo blog ufficiale quella che lui stesso ha definito un’assurda richiesta di pagamento dei diritti da parte della Società Italiana Autori Editori (SIAE).

Una richiesta scoperta grazie ad una lettera inviata dal presidente del Consiglio comunale di Messina, Pippo Previti, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Contenuto della missiva, alcune anomalie sui diritti SIAE relativamente all’inno di Mameli .

“Le trascorse celebrazioni del 65esimo anniversario della Liberazione mi danno lo spunto – si legge nella lettera – per affrontare un problema che lede uno dei principi fondati dal nostro Stato unitario. Quando Goffredo Mameli, nel novembre del 1847, compose l’inno Fratelli d’Italia, certamente non poteva mai immaginare che ogni qual volta lo si ascoltasse, si dovesse pagare. E, francamente, non lo pensavamo nemmeno noi”.

Un ente non profit della città siciliana dovrebbe quindi pagare poco più di mille euro per aver suonato in pubblico uno dei motivi più noti nel Belpaese . SIAE avrebbe inviato a Messina l’intero tariffario: un massimo di 290 euro se si tratti di un incontro per una partita nazionale; circa 146 euro per un Palazzetto dello Sport. Infine, qualora l’inno venga suonato in un teatro in forma concertistica, si pagherebbe il diritto di noleggio che va agli editori del brano.

“Questo modo di mercificare anche il nostro inno nazionale – ha concluso Previti – porterà alla fine a scegliere un inno diverso che non faccia pagare alcunché, con sommo piacere dei tanti detrattori dell’inno. Mi rivolgo alla Presidenza della Repubblica, affinché si eviti, a enti, associazioni e organizzazioni varie, l’inutile balzello e si esenti ovunque l’inno”.

Non si tratta del primo caso di questo tipo. SIAE aveva già chiesto – era tuttavia arrivata la smentita ufficiale dalla sede nazionale – un pagamento sull’inno in occasione del raduno nazionale degli Alpini a Trieste. Richiesta inoltrata anche alla Federazione Pallavolo del Veneto, che aveva fatto suonare il tema di Mameli prima di una partita a Mestre.

C’è chi ha ricordato un impagabile Totò .

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 27 apr 2010
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