“Forse Adobe dovrebbe lavorare di più alla creazione di buoni strumenti per HTML 5 per il futuro, e criticare meno Apple per aver lasciato il passato indietro”: non fa sconti Steve Jobs, CEO di Apple, a quella che un tempo era il partner per eccellenza della sua azienda. In una lettera aperta il leader macsimo si toglie parecchi sassolini della scarpa, mettendo nero su bianco concetti che fino a oggi aveva accennato in diverse occasioni : e ci va giù parecchio duro con Adobe, quello che un tempo era un partner privilegiato e indispensabile di Cupertino e che oggi appare invece come un produttore software come un altro.
Sono sei le ragioni con cui Jobs spiega la decisione, definitiva a quanto pare, di rinunciare al supporto di Flash sulla propria piattaforma mobile in favore di HTML 5, H.264, CSS e JavaScript. Decisione che prescinde dal rapporto che risale alla notte dei tempi tra le due aziende (“Apple è stato il primo grande cliente” di Adobe, ricorda, “Apple ha investito in Adobe e ha posseduto il 20 per cento dell’azienda per molti anni”), una precisazione che sembra quasi voler sgombrare il campo da ogni tipo di clemenza: le ragioni della scelta sono tutte esclusivamente tecniche , tanto per gradire si inizia dal concetto di “open”.
Inutile negarlo, una delle principali “accuse” rivolte a iPhone, iPad e in generale al panorama dei device di Apple è la loro “chiusura”: occorre utilizzare gli strumenti di sviluppo dedicati, le API dedicate, possedere un Mac, ottenere l’approvazione di Apple per mettere in vendita le proprie app. Jobs: “I prodotti Flash di Adobe sono al 100 per cento proprietari”. Allo stesso modo, cioè, per svilupparli bisogna rivolgersi ad Adobe, utilizzare strumenti Adobe , ed è solo Adobe a deciderne gli sviluppi futuri, le caratteristiche, le funzionalità e le capacità. “Secondo quasi qualsiasi definizione, Flash è un sistema chiuso” chiosa il CEO.
Seconda ragione: navigare e fruire del Web, di tutto il Web . “Adobe ha detto ripetutamente che i device mobile di Apple non possono avere accesso a tutto il web perché il 75 per cento dei video sul web sono in Flash. Quello che non dicono è che quasi tutti questi video sono anche disponibili in un formato più moderno, H.264, e quindi visibili su iPhone, iPod e iPad”. Idem dicasi, aggiunge Jobs, per i giochi: è vero che tutte le app in Flash che circolano sul Web (e in particolare su Facebook, ndr) sono inutilizzabili su iPhone o iPad, ma è altrettanto vero che ce ne sono 50mila disponibili, gratis e a pagamento, su AppStore: “Ci sono più titoli ludici e di intrattenimento disponibili per iPhone, iPod e iPad che per qualsiasi altra piattaforma del mondo”.
Al terzo porto della classifica di Jobs ci sono la affidabilità e la sicurezza, e soprattutto le performance : “Flash non ha mai funzionato bene sui device mobile. Abbiamo chiesto ripetutamente ad Adobe di mostrarci Flash funzionare al meglio su un device mobile, uno qualunque, per anni. (…) Adobe ha detto pubblicamente che Flash (nella sua versione completa, ndr) sarebbe stato mostrato su uno smartphone a inizio 2009, poi nella seconda metà del 2009, poi nella prima metà del 2010, e adesso dicono nella seconda metà del 2010 ( si parla di Android 2.2 , ndr). Pensiamo che alla fine succederà, ma siamo felici di non aver atteso ( we are glad we didn’t hold our breath , ndt). Chi sa come andrà?” si chiede polemico. Senza dimenticare, ricorda sempre Jobs, che Flash ha subito parecchi colpi sul piano della sicurezza nel 2009 , e secondo le statistiche di Apple resta una delle principali cause di crash dei Mac.
Quattro: la durata della batteria . Secondo Jobs, si possono guardare fino a 10 ore consecutive di video H.264 su iPhone, meno di 5 se il filmato è in Flash: la differenza ovviamente la fa tutta la decodifica hardware del primo formato e quella software del secondo. Certo, si può utilizzare H.264 dentro un player Flash: ma perché farlo, visto che H.264 funziona già nativamente nei browser? E poi, quinto punto, c’è la questione del touch : per il CEO di Apple Flash basa i suoi strumenti e le sue interfacce su input come tastiera e mouse, mentre iPhone e iPad lavorano col touch screen. Anche in questo caso, occorre riscrivere le applicazioni: ma se occorre riscriverle, perché non farlo con HTML 5, JavaScript e CSS?
Sesta e ultima ragione, per Jobs la più importante: “Sappiamo grazie a una esperienza dolorosa che consentire l’introduzione di un layer software altrui tra la piattaforma e gli sviluppatori finisce per generare applicazioni sub-standard e limita lo sviluppo e il progresso della piattaforma”. Jobs stigmatizza la dipendenza eventuale da librerie e tool altrui per creare applicazioni su una piattaforma , punta il dito sui ritardi di Adobe nell’adottare talune tecnologie: “Non possiamo essere alla mercé di terzi che decidano se e quando rendere i nostri miglioramenti disponibili ai nostri sviluppatori”.
Le priorità di Apple non coincidono (più?) con quelle di Adobe : “Non è obiettivo di Adobe aiutare gli sviluppatori a scrivere le migliori app per iPhone, iPod e iPad. Il suo obiettivo è aiutarli a scrivere applicazioni multi-piattaforma. E Adobe è stata terribilmente lenta nell’adottare i nostri miglioramenti alla piattaforma Apple. Per esempio, anche se Mac OSX è in vendita da quasi 10 anni ormai, Adobe ha appena concluso la transizione (Cocoa) due settimane fa con il rilascio di CS5. Adobe è stata l’ultimo sviluppatore esterno tra i più importanti ad adottare completamente Mac OSX”.
Flash, dice Jobs, è figlio dell’era dei Personal Computer : quelli che usano tastiera e mouse. “Flash è un business di successo per Adobe, e possiamo comprendere perché tentino di spingerlo oltre i PC”: ma l’era del mobile, quella fiorita in questi anni e che Apple tenta di cavalcare da un pezzo, è l’era di “device a basso consumo, interfacce tattili e standard per il web aperti – tutte aree in cui Flash non eccelle”. L’enorme quantità di creatori di contenuti che si sono mostrati interessati alla piattaforma Apple, le quasi 200mila applicazioni presenti su App Store, conclude Jobs, “dimostrano che Flash non è più necessario”. C’è da stare certi che su questo punto Adobe avrà qualcosa da ridire .
Luca Annunziata