Il netizen è unico e distinguibile

Il netizen è unico e distinguibile

Sconcertanti i risultati conclusivi dello studio di EFF sulla tracciabilità dei software di navigazione. Nella stragrande maggioranza dei casi ogni utente ha una sua impronta digitale unica che lo identifica a ogni URL visitato
Sconcertanti i risultati conclusivi dello studio di EFF sulla tracciabilità dei software di navigazione. Nella stragrande maggioranza dei casi ogni utente ha una sua impronta digitale unica che lo identifica a ogni URL visitato

Se i risultati preliminari del progetto Panopticlick di Electronic Frontier Foundation preoccupavano, lo studio conclusivo che l’organizzazione pro diritti digitali presenterà a luglio durante il Privacy Enhancing Technologies Symposium (PETS 2010) di Berlino sconcertano. L’84 per cento delle combinazioni di configurazione presenti sulle macchine dei netizen è unico, rivela EFF, e può essere facilmente tracciato da malintenzionati, pubblicitari e siti web assortiti .

Con Panopticlick EFF si prefissava l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dell’utente circa l’esistenza di una sorta di “impronta digitale” del browser web usato per la navigazione, una serie di valori e caratteristiche specifiche comunicate da ogni software di navigazione all’atto dell’accesso a un sito web ( User Agent , header di accesso su HTTP, dettagli sui plugin installati, fuso orario, dimensioni e profondità di colore del desktop, font di sistema, cookie e “supercookie” attivi) che nell’insieme identificano e differenziano in maniera univoca un utente dall’altro.

Quasi 900mila test (anonimi e volontari ) dopo, il progetto Panopticlick ha raggiunto la sua amara conclusione : 8 utenti su 10 sono identificabili per la configurazione del sistema semplicemente al momento dell’accesso su un sito, e la presenza di elementi aggiuntivi come Adobe Flash e Java (nelle varie versioni disponibili) porta questo valore al 94 per cento del totale.

“Abbiamo fatto in modo di rendere anonimi i partecipanti al nostro esperimento” dice Peter Eckersley di EFF, “ma molti siti non lo fanno. Difatti, sono già attive svariate aziende che mettono in vendita prodotti apparentemente in grado di usare l’impronta digitale del browser per aiutare i siti web a identificare gli utenti e le loro attività online”. Utilizzando i succitati prodotti, avverte EFF, pubblicitari e attori variamente interessati al business della tracciabilità in rete avranno a disposizione uno strumento potente per profilare utenti e navigatori senza il benché minimo vincolo tecnico a inibirne le azioni.

Certo esiste qualche sparuta possibilità di complicare il profiling dei browser bloccando il codice JavaScript e configurando certi plugin per “chiudere il becco” sui dettagli di configurazione, ma per EFF l’unica reale alternativa a questo sconcertante stato di cose e riprogettare da capo i browser web per integrare nel profondo del codice dei suddetti una difesa efficace della privacy dell’utente.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 mag 2010
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