Lady Gaga: nulla contro i pirati

Lady Gaga: nulla contro i pirati

Anzi: si lasciano ingolosire dall'artista per poi partecipare al tour. Che rappresenta la fonte di guadagno principale, checché ne dica l'industria
Anzi: si lasciano ingolosire dall'artista per poi partecipare al tour. Che rappresenta la fonte di guadagno principale, checché ne dica l'industria

In un’ intervista Lady Gaga, al secolo Stefani Joanne Angelina Germanotta, ha dichiarato di non avere nulla in contrario rispetto alle persone che scaricano la sua musica con metodi non autorizzati, dal momento che i suoi profitti arrivano soprattutto da tour e concerti.

La cantante italo-americana fa, peraltro, un utilizzo diffuso dei mezzi di distribuzione gratuita della musica, permettendo ai suoi fan di accedervi sia tramite MySpace che YouTube: addirittura il video della hit Telephone , in una versione estesa che ne fa un vero e proprio cortometraggio pop-kisch, è arrivato in anteprima e gratuitamente su Vimeo, e il suo primo successo, Poker Face, è stato nei suoi primi mesi uno tra i più scaricati su Spotify, con circa un milioni di download.

Germanotta si unisce così alla lista di cantanti che si sono, più o meno apertamente, schierati a favore se non della pirateria quanto meno di una diversa interpretazione dei diritti d’autore e di una diversa strutturazione dell’industria discografica : insieme a Shakira , Norah Jones, Nelly Furtado, Radiohead , Nine Inch Nails . E ideologicamente opposti alla linea intransigente capitanata in Rete, fin quando non ha lasciato il Web, dalla cantante Lily Allen .

Lady Gaga approfondisce un po’ il discorso. Spiega che il modo per fare i soldi oggi per un artista è fare concerti : “I grandi artisti possono fare fino a 40 milioni di dollari per un tour di due anni, i giganti anche fino a 100 milioni. Fare musica, quindi tour: è così che funziona oggi”.

Secondo Germanotta sarebbe sia un problema di attitudine dei cantanti che si comportano “come se volessero lanciare un album dicendo al pubblico compralo! ” nella speranza che in automatico i fan se lo accaparrino, sia un problema di industria musicale: “Non credo nel modo in cui funziona oggi – spiega la cantante – ma in come funzionava nel 1982”.
“Se gli artisti vogliono che i propri fan comprino il nuovo disco – spiega – devono andare a conquistarli ovunque, in India, Giappone o Gran Bretagna”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 25 mag 2010
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