C’è chi scrive per diletto e chi per trasformarsi nel nuovo Stephen King. Aspirazioni probabilmente differenti, che tuttavia potranno trovare un terreno digitale comune, sugli scaffali digitali di Apple. La Mela ha infatti aperto le porte della sua piattaforma dedicata ai libri: su iBookstore anche un perfetto sconosciuto potrà caricare la sua più o meno promettente opera.
La piattaforma made in Cupertino ha così abbracciato la filosofia del self publishing , dando ai suoi utenti la possibilità di caricare i propri tomi senza dover passare per servizi come Lulu e Smashwords . Una mossa che farà probabilmente felici tutti quegli autori in cerca di notorietà, più semplice visibilità o più concreti introiti in forma di bigliettoni.
Gli aspiranti autori a stelle e strisce dovranno innanzitutto procurarsi un classico International Standard Book Number (ISBN) – uno per ogni volume da caricare – disponibile in media in un periodo di circa due settimane. I testi dovranno poi essere convertiti in formato ePUB , prima che vengano caricati sulla piattaforma grazie ad un account iTunes Store.
Apple ha poi comunicato un’ulteriore richiesta . Tutti coloro che vorranno inserire i propri libri dovranno utilizzare un software di codifica targato Apple, disponibile solo su macchine dotate di OS X 10.5 . Il software sigillerà il libro elettronico con uno speciale sistema DRM, affinché Cupertino si assicuri che il tomo non circoli in ambienti esterni a quelli di iPhone o iPad.
E, a proposito di iPad, pare che l’iBookstore europeo del tanto chiacchierato tablet made in Cupertino – ora in uscita sul mercato italiano – sia piuttosto scarno . Gli editori del Vecchio Continente avrebbero mostrato denti più affilati dei loro colleghi statunitensi, restii ad accettare in toto le regole imposte da Apple per la presenza dei vari titoli su iPad.
Negli iBookstore europei sarebbero quindi presenti tra i 100mila e i 200mila titoli , tutti gratuiti perché fondamentalmente datati, quindi non più protetti da copyright. Il modello stabilito da Apple sarebbe infatti sgradito ad autori ed editori, persino in violazione delle normative britanniche sul settore.
Mauro Vecchio