Il fascino del Pirata

Il fascino del Pirata

Il marchio di The Pirate Bay su un sito per appuntamenti. Con il permesso dei bucanieri svedesi
Il marchio di The Pirate Bay su un sito per appuntamenti. Con il permesso dei bucanieri svedesi

Non di solo rum vive il pirata che solca i mari alla ricerca di bottino, così come non di sola condivisione vive quello moderno. Lo sanno bene gli sviluppatori di Pirate Date che sfruttano per una nuova versione di social network per single l’ormai inconfondibile marchio della Baia dei Pirati svedesi.
Sul nuovo sito di incontri campeggia l’inconfondibile galeone e lo stesso font del motore di ricerca per file condivisi a mezzo P2P.

In realtà, associare P2P a rapporti sentimentali crea non pochi problemi: la logica della condivisione rischia di assumere tutto un altro senso nel nuovo ambito. D’altronde anche le statistiche relative agli utenti, vista la popolazione prettamente maschile attirata dalla Baia di smanettoni, rendono l’ironia quasi automatica: “Membri registrati: 12 milioni di uomini, 6 donne – si legge in un commento – meglio di qualsiasi altro sito di appuntamenti”. E l’immagine della homepage, con una procace piratessa, certo non ne consolida la credibilità.

Per la verità il progetto è parte di Meezooog, società specializzata in incontri online . Alla base della nuova piattaforma vi è un suo algoritmo che, a suo modo e nel suo ambito, si presenta come innovativo: si chiama Social Proximity e mettendo in relazione rapporti e informazioni sui singoli contatti ne calcola il livello di affidabilità. Informazione che potrà essere utilizzata dall’utente per decidere se fidarsi o meno nel divulgare ulteriori informazioni personali con una persona. Partendo da questa base gli utenti potranno consigliare o essere consigliati ad altri potenziali partner.

Il gruppo di The Pirate Bay, una volta compreso che il loro marchio è, nel 2010, uno dei più riconoscibili in rete , ha deciso di sfruttarlo per ottenere i fondi per mandare avanti la piattaforma: Pirate Date è il loro primo esperimento di licenzia di marchio (insieme al merchandising di PirateShops e a PirateChat). Chissà che non sia proprio la proprietà intellettuale, alla fine, a salvare The Pirate Bay.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
3 giu 2010
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