LimeWire dovrebbe alle principali etichette discografiche, secondo le loro stesse stime “più conservative” danni per un valore di “oltre un miliardo di dollari”. E per garantirsi la possibilità di vederli, le 13 case discografiche (Arista, Atlantic, BMG Music, Capital, Elektra, Interscope, LaFace, Motown, Priority, Sony BMG, UMG, Virgin, e Warner Brothers) che, riunite sotto l’egida della Record Industry Association of America , hanno portato in tribunale la piattaforma P2P hanno ora chiesto al giudice il congelamento di tutti i beni della società.
Il gruppo di detentori di diritti aveva già ottenuto una condanna per incitamento alla violazione del copyright e, in quella occasione, aveva chiesto un’ingiunzione permanente per interrompere l’attività del sito e aveva promesso di reiterare la richiesta giorno dopo giorno: arriva così la richiesta di congelare i beni del condannato e l’annuncio della grande cifra pretesa.
Le 13 etichette hanno continuato a mantenere l’attenzione su LimeWire e sul suo fondatore Mark Gorton, accusato ora di aver trasferito “asset significativi”, tra cui circa il 90 per cento delle azioni LimeWire, ad una società che egli “spera apertamente di difendere dalla riscossione dei danni”. Le etichette ritengono quindi che sarebbe necessaria la congelazione di tutti i beni della società così da impedire eventuali scappatoie alla sentenza del tribunale. Una nuova dura richiesta che arriva subito dopo che il giudice aveva concesso un po’ d’aria al sito, concedendo ancora due settimana di attività.
Il massimo della pena che il giudice può infliggere allo sviluppatore di uno dei software P2P di maggior successo è 450 milioni di dollari, 150 mila per singola infrazione riscontrata.
Dubbi vi sarebbero poi sull’effettiva possibilità di chiudere LimeWire: tecnicamente, a differenza per esempio dei precedenti di Napster e Grokster, non vi è un server a cui staccare la spina. Né appare possibile rintracciare tutti i client. La parola fine alla storia di Limewire, probabilmente, l’hanno messa le scelte degli utenti.
Claudio Tamburrino