MIT, come ti metto il turbo all'Internet

MIT, come ti metto il turbo all'Internet

Ricercatori statunitensi suggeriscono la possibilità di velocizzare le comunicazioni telematiche di 100 o anche di 1000 volte rispetto agli standard odierni più performanti. Ma al momento non vale economicamente la pena, dice Cisco
Ricercatori statunitensi suggeriscono la possibilità di velocizzare le comunicazioni telematiche di 100 o anche di 1000 volte rispetto agli standard odierni più performanti. Ma al momento non vale economicamente la pena, dice Cisco

Una Internet più veloce di 100 o anche di 1000 volte rispetto a quella odierna, questo è quanto promettono i ricercatori del MIT statunitense grazie a un approccio innovativo alla gestione del traffico di rete veicolato dalle reti in fibra ottica che innervano l’infrastruttura telematica statunitense. Non se ne farà niente ancora per un bel po’, ribatte un ingegnere di Cisco Systems , perché non c’è la convenienza economica nell’adottare questo tipo di tecnologia.

Stando a quanto sostengono Vincent Chan, Joan e Irwin Jacobs e gli altri colleghi del MIT impegnati da anni nelle ricerche, Internet è al momento molto meno veloce di quanto potrebbe essere per via dell’intrinseca inefficienza nella gestione delle comunicazioni ottiche da parte dei router “tradizionali”: quando riceve un fascio luminoso dalla fibra, un router ha bisogno di convertire la luce in segnale elettrico per immagazzinarlo in memoria e gestirne adeguatamente l’instradamento.

Una simile operazione di conversione comporta l’introduzione di un periodo di latenza nella comunicazione che, per quanto minuscolo possa essere, ritarda la trasmissione dei dati dal server al client che ne ha fatto richiesta. Adottando un approccio definito di “flow switching”, i ricercatori dicono di poter risolvere il problema alla fonte facendo in modo che le comunicazioni ottiche vengano instradate immediatamente dal router senza necessità di conversione e immagazzinamento nella memoria interna del dispositivo.

Il flow switching si basa sul fatto che una comunicazione telematica fra due punti fissi (siano essi due grandi città o i server di proprietà di una stessa azienda di rete come Google) può “appaltare” le trasmissioni ottiche viaggianti a una lunghezza d’onda prefissata: in questo caso, essendo il punto di trasmissione e ricezione sempre uguali a se stessi, il router non dovrebbe fare altro che trasmettere immediatamente i dati luminosi senza occuparsi della loro conversione e gestione in formato elettronico.

Il risultato finale di un simile approccio tecnologico, assicurano dal MIT, è l’aumento della velocità di Internet di 100 o anche di 1.000 volte rispetto agli standard odierni grazie a ulteriori migliorie negli schemi di gestione dei flussi di rete. Ma Ori Gerstel, ingegnere di Cisco Systems, avverte: l’aumento di velocità della rete delle reti non è al momento un problema tecnologico, quanto piuttosto di natura meramente economica.

Tecnologie come il flow switching impongono infatti la riconversione delle infrastrutture di rete con la sostituzione dei router odierni con quelli in grado di instradare direttamente le comunicazioni provenienti su lunghezze d’onda prefissate, e finché la domanda economica non diventerà sufficiente non vi è al momento esigenza di un simile avvicendamento tecnologico.

Qualora i trend di crescita del video on demand in streaming e la proliferazione delle HDTV dovessero continuare, suggerisce Gerstel, in futuro chi gestisce Internet potrebbe trovare conveniente passare alla “next-gen” telematica adottando il flow switching e altre tecniche di accelerazione delle comunicazioni telematiche su fibra.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
5 lug 2010
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