Avrebbe dispensato consigli degni di un monaco zen. “Rilassati, goditi la famiglia. È solo un telefono, non ne vale la pena”. Apparentemente così il CEO di Apple Steve Jobs, nell’ultimo di una serie di messaggi di posta elettronica inviati ad un furioso cliente Mac di nome Tom. Un vero Mac fan, deluso dai recenti difetti di ricezione del nuovo Melafonino, iPhone 4. E la sua amarezza si era trasformata in ira, scagliata con veemenza contro il capo dell’azienda di Cupertino. Ma no, non si sarebbe affatto trattato di suggerimenti partoriti dalla mente di Steve Jobs.
L’acceso scambio a mezzo posta elettronica sarebbe stato frutto di un fake , pensato da un imprenditore a stelle e strisce per spillare soldi alle fonti di settore. Fonti come Boy Genius Report , che per prima aveva diffuso il testo integrale dello scontro. Ma la sua redazione non sembra volersi dare per vinta, difendendo il proprio lavoro di raccolta e verifica dei rumor .
In un secondo articolo – dal titolo l’intera storia delle email di Steve Jobs è vera – il sito ha infatti ribadito l’autenticità dell’intera vicenda. La stessa redazione di Boy Genius avrebbe provveduto alla verifica delle intestazioni dei vari messaggi , ora mettendole tutte online, a disposizione dei lettori.
Nessun portavoce di Apple è tuttavia intervenuto a commentare il nuovo articolo. E c’è chi ha sottolineato come la soluzione al dilemma sull’originalità dei messaggi spetti ormai al giudizio dei singoli. L’azienda di Cupertino potrebbe comunque avere ben altro a cui pensare al momento.
Un’altra class action è infatti stata avviata presso una corte californiana, sulla scia di quella già depositata in Maryland da vari studi legali a stelle e strisce. Tra questi, Mason LLP , che ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni relative al recente comunicato ufficiale diramato dalla Mela.
I problemi di ricezione di iPhone 4, secondo l’accusa portata avanti in entrambi gli stati, sarebbero dovuti ad un problema di natura hardware legato all’antenna, e non ad inconvenienti software legati alla formula impostata per calcolare il numero di tacche da mostrare sullo schermo, come invece ha spiegato Apple.
Mauro Vecchio