Occidente sviluppato e continente asiatico fanalino di coda del progresso tecnologico? Se si considera l’accesso a Internet in banda larga i termini del confronto andrebbero capovolti, perlomeno stando ai dati contenuti nell’ultimo “Rapporto sullo Stato di Internet” stilato da Akamai . Che certifica: Stati Uniti in caduta e l’accoppiata Giappone+Corea del Sud nei primi posti per le connessioni medie più veloci.
Il rapporto della società statunitense – a cui fa capo uno dei maggiori network per la distribuzione di contenuti sul web – analizza le connessioni corrispondenti a quasi 500 milioni di indirizzi IP provenienti da 234 diversi paesi. Dati corposi che d’ora in poi prendono in esame anche il nuovo valore “velocità massima di media” per meglio rappresentare le condizioni di connettività effettive presenti nei vari territori analizzati.
Akamai sostiene che delle 100 città con la broadband più veloce 61 sono ubicate in Giappone, solo 12 negli Stati Uniti. La città con le connessioni a Internet più veloci del mondo è Masan , nella Corea del Sud, con una velocità massima media di 40,56 Mbps. Al confronto il gigante statunitense arriva solo 57esimo con Monterey Park, in California, e una velocità massima media di 25,2 Mbps.
La media delle velocità massime presenti negli Stati Uniti è di 16 Mbps, un ottavo posto che risulta comunque superiore ai 10,2 Mbps registrati in Italia. Ai primi posti si piazzano ancora Corea del Sud (33 Mbps) e Giappone (26 Mbps), con la Romania (25 Mbps) e il resto dei paesi a seguire.
Non saranno arretrati come l’isola-nazione africana Mayotte e i suoi 256 Kbps per il 99% delle connessioni attive, ma gli States escono comunque sconfitti anche nel confronto tra le velocità medie (non massime) disponibili per gli utenti. Negli USA la velocità media è di 4,7 Mbps, con l’Italia che riesce a fare anche (molto) peggio con i suoi 2,85 Mbps.
Spesso e volentieri la banda larga nei paesi più avanzati è più un miraggio che la realtà quotidiana con cui hanno a che fare i netizen: prova ne sia l’abuso delle velocità “nominali” indicate dai provider che quasi mai corrispondono alla banda messa a disposizione del cliente. Nel Regno Unito indaga l’ Ofcom e scopre che il 97% dei navigatori viene sostanzialmente truffato dai provider con promesse di velocità non mantenute.
Il problema del confronto tra le velocità teoriche e quelle effettive delle connessioni (A)DSL commerciali si può affrontare con strumenti informativi come quello approntato da Ookla, che approfittando delle analisi archiviate dal suo popolare tool di test delle connessioni Speedtest.net ha pubblicato un indice comprendente statistiche sulle broadband globali con tanto di classifica degli ISP maggiormente performanti. Particolarmente interessante per l’utenza nostrana le statistiche riguardanti la banda larga italiana (al 61esimo posto nell’indice Speedtest.net ).
Alfonso Maruccia