Registrare si può, ma solo in buona fede

Registrare si può, ma solo in buona fede

Un giudice statunitense limita la portata della normativa locale in fatto di intercettazioni ambientali: è lecita se non effettuata per commettere un reato
Un giudice statunitense limita la portata della normativa locale in fatto di intercettazioni ambientali: è lecita se non effettuata per commettere un reato

La liceità delle intercettazioni è un argomento al centro del dibattito anche fuori dall’Italia. In particolare negli Stati Uniti, dove si parla in questo caso di quelle ambientali, e nello specifico di registrazioni compiute a mezzo smartphone, un iPhone.

A far discutere è la legge sulle intercettazioni del Maryland , secondo cui il registrato deve esserne consapevole affinché sia lecita .

L’ ultimo caso portato davanti al tribunale, tuttavia, ha permesso ad un giudice di adottare il buon senso e limitare la portata di quanto previsto: doveva decidere riguardo a un’eredità contesa e valutare la registrazione delle ultime volontà di una madre morta senza lasciare testamento, raccolte dal figlio durante una conversazione familiare all’insaputa dei partecipanti.

Perché sia da ritenersi illegale “vi deve essere l’intenzione di commettere con la registrazione un tentativo di crimine”, si legge nella sentenza del giudice, mentre l’intercettazione di per sé non costituisce un atto criminale .

Di conseguenza, informare della registrazione l’intercettato secondo la Corte non è necessario se si ritiene di non star compiendo con essa nessun reato (come può essere, invece, in caso di ricatto) e se è effettuata per scopi legittimi.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 ago 2010
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