Di qui a pochi anni, promettono ricercatori statunitensi, i pazienti che sono attualmente costretti a praticare la dialisi per sopperire alle mancanze dei propri reni potranno farsi impiantare un sistema nanotech perfettamente in grado di sostituire gli organi vitali per la purificazione del flusso sanguigno.
Un “super-team” composto da 10 diversi gruppi di altrettante università – guidato dal professor Shuvo Roy della University of California-San Francisco (UCSF) – ha attualmente sperimentato il sistema con un prototipo che occupa un’intera stanza. La nanotecnologia farà il miracolo , dicono gli scienziati, e nei prossimi anni un macchinario così massiccio verrà ridotto alle dimensioni di una tazzina da caffè.
Il rene nanotecnologico consterà di migliaia di piccoli filtri inseriti in una “BioCartuccia”, utili a rimuovere le tossine dal flusso sanguigno. Un altro componente chiamato HemoCartridge fungerà da bioreattore mimando tutte le altre importanti funzioni metaboliche di un rene naturale , e l’intero apparato funzionerà grazie alla stessa pressione del sangue senza richiedere “pompe” aggiuntive.
Oltre ad aver sperimentato il funzionamento del principio di rene artificiale con il prototipo su scala gigante, il super-team di Roy ha stabilito la fattibilità di un modello nanotecnologico impiantabile lavorando sugli animali e spera di arrivare a test clinici veri e propri nel giro di 3-7 anni.
Lo scienziato mette ovviamente in evidenza la potenziale importanza della ricerca : un rene artificiale impiantabile “potrebbe ridurre drammaticamente il fardello dell’insufficienza renale per milioni di persone in tutto il mondo – dice Roy – riducendo nel contempo uno dei costi più estesi nell’ambito dell’assistenza sanitaria statunitense” e risolvendo il problema delle lunghissime liste di attesa per un trapianto.
Alfonso Maruccia