Solo un miracolo avrebbe potuto accordargli una vittoria, dopo mesi e mesi di sondaggi a tinte fosche. Il Partito Pirata svedese non sarebbe mai riuscito a bissare il clamoroso successo elettorale di appena un anno fa. E infatti nessun miracolo si è palesato agli occhi del leader Rick Falkvinge, che ha così usato le parole più sommesse per commentare un vero e proprio flop .
Poco meno dell’1,4 per cento dei voti . Questo il risultato non ancora definitivo – lo spoglio è attualmente al 95 per cento – che il piratpartiet dovrà digerire, ormai del tutto fuori dai giochi nella corsa al Riksdag , il Parlamento di Svezia. Un risultato ben lontano dalla soglia necessaria del 4 per cento.
Ma soprattutto un esito elettorale distante anni luce da quello che aveva visto trionfare il partito di Falkvinge alle elezioni per il Parlamento d’Europa nel 2009. Allora erano stati conquistati ben due seggi con una percentuale inattesa: 7,1 per cento dei voti . Un risultato certamente maturato a partire dalle attenzioni verso le vicissitudini legali della Baia.
Falkvinge ha infatti sottolineato come una delle cause principali della disfatta sia da imputare alla scarsa attenzione mostrata dall’opinione pubblica verso tutte quelle tematiche tanto care al suo partito. Il leader del piratpartiet ha quindi parlato di un vento mutato, non più a favore della grande nave dei pirati.
Sfuma così uno degli obiettivi in precedenza dichiarati da Falkvinge . Ovvero quell’immunità parlamentare da offrire a Wikileaks e The Pirate Bay una volta preso posto nel Riksdag . “Ogni generazione deve riconquistarsi la propria democrazia – ha sottolineato Falkvinge – Nessuno ha mai detto che sarebbe stato un compito semplice”.
Mauro Vecchio