I siti di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) e IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) hanno subito, nel corso del weekend, attacchi DDoS. Ma, a differenza di quelli di altri gruppi che operano in difesa del copyright, pur sembrando l’ offensiva ancora in corso , stanno resistendo.
Prima a fine settembre i siti di RIAA, MPAA e BPI erano stati colpiti da attacchi DDoS che, investendoli di un fiume di accessi, buttavano giù i server sovraccaricandoli di richieste. Poi a inizio ottobre era stato il turno della piattaforma dello studio legale ACS:Law, specializzato in lettere di avviso di violazione di copyright che, inviate a presunti responsabili di infrazioni, chiedevano un contributo di qualche centinaio di sterline per non imboccare le vie legali.
Dietro la poderosa offensiva, denominata Operation Payback , la community di 4chan guidata dagli Anonymous: “Faremo in in modo che gli utenti non riescano ad avere accesso ai siti nemici”, avevano comunicato dopo aver appreso dell’alleanza tra i detentori dei diritti e la società Aiplex Software destinata ad attaccare i siti legati alla condivisione torrent.
Secondo quanto riportato nel sito dell’Operazione Payback, la motivazione che ha spinto gli Anonymous ad occuparsi di FIMI è invece da rintracciare nella sorte subito da Pirate Bay in Italia : “FIMI è responsabile per aver bloccato The Pirate Bay in Italia. La censura è un metodo applicato da fascisti e da dittatori. La censura è l’opposto della democrazia. Con questa azione, FIMI è diventata una minaccia alla libertà. Tutti devono capire che la gente combatterà quando viene oppressa, farà qualsiasi cosa per riguadagnare la libertà”.
Secondo gli ultimi dati rilasciati dalla stessa FIMI, peraltro, il blocco sembrerebbe di particolare efficacia: il tracker torrent è passato da quasi 800 mila utenti dall’Italia a poco più di 200 mila nell’arco di cinque mesi . Con nessuna significativa crescita di servizi alternativi come BT Junkie o altri servizi di p2p come Emule.
Claudio Tamburrino