Robot per farsi del male

Robot per farsi del male

Per convivere bisogna conoscere i rispettivi limiti: un team di ricercatori si sta scontrando con i robot, per evitare possibili incidenti futuri
Per convivere bisogna conoscere i rispettivi limiti: un team di ricercatori si sta scontrando con i robot, per evitare possibili incidenti futuri

La prima delle tre leggi della robotica di Asimov è chiara: un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Eppure alcuni ricercatori stanno sperimentando fino a quanto forte un robot può colpire un umano senza procurargli danno : infrangono la legge per farla rispettare.

In considerazione del fatto che la convivenza umani-robot diventerà nel prossimo futuro sempre più frequente e necessaria, un team di ricercatori dell’Università slovena di Ljubljana, con in mente evidentemente le tre leggi di Asimov ma anche la semplice ipotesi che incidenti e altri tipi di interazione vi saranno, ha iniziato a testare l’interazione tra robot e umani. Per scoprire quanto si debbano muovere veloci e quanto i robot possono spingere, premere o tirare in caso di contatto con un essere vivente.

Per far questo gli scienziati stanno facendo colpire i volontari (sei colleghi) con diversa forza, velocità e oggetti da un robot da catena di montaggio prestato da Epson. A loro, poi, spetta catalogare il dolore provato in una scala soggettiva, che va da nessun dolore a insopportabile. E che statisticamente è rimasta in gran parte in moderato .

Lo studio spera così di definire i limiti di velocità e accelerazione dei robot futuri , nonché la misura ideale e la forma degli strumenti che saranno deputati a utilizzare, in modo da interagire in sicurezza con gli umani.

Borut Pov?e, il professore che conduce la ricerca, ha citato espressamente l’autore di fantascienza: “Anche i robot così come pensati da Asimov possono scontrarsi con gli umani. Noi stiamo cercando di fare in modo che quando succeda l’impatto non sia troppo forte”. Definendo quindi i limiti entro cui dovranno muoversi i robot in caso di vicinanza con un essere umano.

I prossimi passi della ricerca prevedono l’utilizzo di un prototipo che riproduce le fattezze (e la resistenza) del braccio umano per prove più ardite.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
19 ott 2010
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