IPv4, restituiti milioni di indirizzi

IPv4, restituiti milioni di indirizzi

Il Registry statunitense si vede restituire un intero blocco di indirizzi IP. Il 99% degli IP era inutilizzato, e ora il conto alla rovescia per l'esaurimento delle risorse IPv4 si sposta indietro di un mese
Il Registry statunitense si vede restituire un intero blocco di indirizzi IP. Il 99% degli IP era inutilizzato, e ora il conto alla rovescia per l'esaurimento delle risorse IPv4 si sposta indietro di un mese

A non molta distanza dall’annuncio di NRO sulla scarsa disponibilità di indirizzi IPv4 ancora liberi – il 5% del totale – l’organizzazione della fiera dell’elettronica Interop decide di restituire milioni di indirizzi IP inutilizzati assegnatigli in precedenza . Interop ha restituito un intero “blocco /8” di IP (16,7 milioni di indirizzi) al Registry statunitense ARIN , il 99% di quelli che aveva sin qui avuto a disposizione causa inutilizzo.

Il caso di Interop evidenzia la facilità con cui i Registry regionali di Internet hanno in passato “sprecato” lo spazio di indicizzazione disponibile sul protocollo IPv4 della rete telematica mondiale: laddove una fiera dell’elettronica avrebbe potuto gestire molto più accuratamente gli IP ottimizzandone l’impiego attraverso il port forwarding e gli apparati NAT , Interop ha preferito “occupare” l’intero blocco “45.x.x.x” di IPv4 dal 1995 a oggi senza farne quasi uso alcuno.

Non che l’iniziativa di Interop serva, a conti fatti, a modificare granché il destino di IPv4 e lo switch obbligatorio a IPv6: l’attuale ritmo di allocazione degli indirizzi IPv4 viaggia a 16,78 milioni di IP al mese, ragion per cui la restituzione di Interop rimanda di soli 30 giorni l’inevitabile esaurimento di risorse IP per l’interfacciamento dei dispositivi digitali alla rete delle reti.

Interop dice di essere “felice di servire da esempio per altri operatori di rete” nella restituzione dello spazio IP inutilizzato, un modus operandi che ARIN ha da tempo richiesto ai suoi “clienti” ma con risultati non particolarmente entusiasmanti. Ora che la campana suona finalmente per IPv4, non c’è più il tempo e nemmeno la convenienza di mettersi alla caccia dei blocchi IPv4 inutilizzati.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
22 ott 2010
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