Baidu: il segreto del mio successo

Baidu: il segreto del mio successo

Il 99 per cento degli utenti cinesi sfrutterebbe il search engine, giunto ad una capitalizzazione da superstar dell'IT. Ma il CEO Robin Li non se l'è mai sentita di aggirare la censura, spiegando anche i motivi del fallimento di Google
Il 99 per cento degli utenti cinesi sfrutterebbe il search engine, giunto ad una capitalizzazione da superstar dell'IT. Ma il CEO Robin Li non se l'è mai sentita di aggirare la censura, spiegando anche i motivi del fallimento di Google

Numeri impressionanti , quelli snocciolati dal CEO del più usato motore di ricerca in terra cinese. Intervistato nel corso del Web 2.0 Summit a San Francisco, Robin Li ha parlato a ruota libera, a partire dai più recenti risultati conseguiti da Baidu fino ad arrivare alla competizione con Google, il search engine più sfruttato al mondo.

Numeri, appunto . Come sottolineato da Li, il 99 per cento degli utenti cinesi effettuerebbe le proprie ricerche online grazie a Baidu. In sostanza, la quasi totalità della comunità di netizen più vasta sul Pianeta . Una percentuale che ha permesso al motore di ricerca asiatico di crescere ad un ritmo vertiginoso.

Almeno secondo Li, che ha parlato di una capitalizzazione ormai giunta a quota 38,3 miliardi di dollari . Baidu è di fatto entrato nel gotha dei grandi protagonisti dell’IT, insieme a società del calibro di Google, Facebook e Amazon. Addirittura superando del 57 per cento il valore di mercato di Yahoo!.

Un successo strepitoso , certamente alimentato dalla mancata presa sul mercato cinese da parte del gigante Google. È lo stesso CEO a spiegarne i motivi: l’azienda di Mountain View non avrebbe mai capito fino in fondo il contesto asiatico , non riuscendo a prepararsi al meglio per un’agguerrita competizione.

La Grande G si era infatti scagliata contro la muraglia digitale imposta dal governo di Pechino, reindirizzando tutti i suoi utenti cinesi verso i server di Hong Kong. Una mossa ipotizzata anche dallo stesso Baidu, prima che Robin Li pensasse alla sua incolumità: “Mi avrebbero accusato di essere un nemico del governo, la mia vita sarebbe stata rovinata”.

Baidu ha così deciso di accettare l’imponente meccanismo di filtraggio dei contenuti della Rete, descrivendolo come un dato di fatto nella vita nazionale . Robin Li non sembra però avere molti rimpianti, soprattutto dopo aver rifiutato offerte faraoniche da parte di società come Microsoft e la stessa Google.

L’obiettivo del search engine asiatico sembra ora più che chiaro: affermarsi anche all’estero, in Giappone più che in un mercato saturo come quello statunitense . La speranza è che altri utenti si fidino di Baidu, dal momento che gli stessi netizen cinesi hanno ammesso di cercare con altri motori tutto ciò che riguarda l’attualità dal mondo.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 nov 2010
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