USA, più sei ricco più navighi

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Uno studio del PEW Research Center rivela una correlazione tra il reddito familiare e l'uso di Internet. Persiste il digital divide tra i meno abbienti
Uno studio del PEW Research Center rivela una correlazione tra il reddito familiare e l'uso di Internet. Persiste il digital divide tra i meno abbienti

Il reddito come indice di misurazione dell’uso di Internet : è quanto rivela un recente studio statunitense.

Secondo una ricerca del Pew Research Center, il 95 per cento dei nordamericani che vivono in un nucleo familiare con un reddito di 75mila dollari o poco superiore è un probabile frequentatore per lo meno occasionale del Web. La percentuale si abbassa al 70 per cento per coloro che presentano un reddito annuale inferiore ai 75mila dollari. Solamente il 57 percento dei titolari dei redditi più bassi di 30mila dollari usa Internet.

I ricercatori del Pew hanno anche rilevato che il 99 per cento degli individui con un più alto reddito familiare accede a Internet dalla propria abitazione, mentre, per coloro che hanno redditi bassi, la percentuale scende al 93 per cento.

Il digital divide , dunque, è un problema ancora presente, nonostante la banda larga abbia avuto una notevole diffusione da oltre dieci anni. La discriminate della condizione economica emerge anche dall’accesso ai dispositivi tecnologici . Il 79 per cento dei redditi alti, infatti, possiede un computer, a fronte del 55 per cento dei redditi bassi. Stesso discorso per i laptop, diffusi con una percentuale del 79 per cento tra i ricchi e per il 47 per cento tra i meno abbienti. Le tasche più abbondanti, sempre secondo la ricerca, sarebbero molto più predisposte all’acquisto di iPod, console, e-reader e tablet di vario tipo.

“La correlazione tra i redditi alti e la crescita dell’uso di Internet è consistente per quasi tutte le attività condotte online”, commenta Jim Jansen, ricercatore del Pew. “Il reddito è un fattore significativo, anche nel momento in cui viene considerato insieme ad altri fattori come l’età, l’istruzione, la razza, il sesso e la comunità di appartenenza”, conclude lo studioso.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
25 nov 2010
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