Dopo aver diretto la campagna elettorale di Barack Obama in qualità di esperto di comunicazione in Rete, Chris Hughes , cofondatore di Facebook, è al lavoro per creare una comunità online che metta in contatto il pubblico con le organizzazioni che si occupano di beneficenza .
Fresco di lancio, Jumo (questo il nome del sito) si propone di fare ciò che Yelp ha fatto per i ristoranti, secondo il pensiero del suo fondatore, indicizzando le comunità non profit affinché le persone siano in grado di riconoscerle e valutarle. Le singole associazioni, progetti come costruire scuole in Africa, le rivendicazioni della comunità gay: tutte queste realtà avranno il proprio spazio dedicato all’interno di Jumo.
L’idea di fondo è quella di organizzare un gruppo di volontari sensibili alle cause umanitarie per trasformarli in una forza politica e destinarli in universo più largo di questioni e campagne benefiche. Per questo motivo alle pagine del nuovo social network saranno aggiunti articoli rilevanti, tweet, video prelevati da YouTube e ciascun utente potrà inserire i propri commenti.
Spinto dalla straordinaria reazione che la comunità online ha avuto in occasione del terremoto di Haiti, Hughes si è detto persuaso che l’impegno civile non debba essere speso solo in relazione a eventi eccezionali, ma debba, invece, essere duraturo. Con 3.500 organizzazioni presenti al momento del lancio, Jumo si propone di segnalare ai filantropi le cause benefiche e le comunità non profit alle quale associarsi .
Secondo lo staff di Mashable , il layout della nuova creatura del giovane entrepreneur sarebbe facile da usare e intuitivo, molto simile alla struttura di Facebook . Dopo l’iscrizione (si possono usare le stesse credenziali del sito in blu), l’utente può iniziare l’esplorazione di Jumo trovando ciò che più lo interessa attraverso la selezione dei problemi che gli stanno più a cuore. Proprio come Facebook, anche Jumo sarà fornito del pulsante “Like” attraverso il quale i netizen potranno dimostrare il loro assenso a una certa causa benefica. Secondo Hughes, cliccare “mi piace”, essere follower su Twitter e iscriversi a una mailing list rappresentano la prima dichiarazione di supporto nei confronti di un certo interesse. “Questo non vuol dire che le persone non scenderanno in strada per protestare o non diventeranno volontari o donatori”, aggiunge.
La possibilità di scelta è davvero ampia : dalle questioni concernenti l’arte e la cultura, all’educazione, l’ambiente, la difesa degli animali, salute, diritti umani, pace, governance, povertà, tutte collegate a organizzazioni specifiche di riferimento.
Cristina Sciannamblo