Brokep: vogliamo i nostri DNS

Brokep: vogliamo i nostri DNS

Lo storico portavoce di The Pirate Bay rilancia l'idea di un sistema di gestione dei nomi di dominio "alternativo" a quello attualmente nelle mani di ICANN. Si perderebbe in sicurezza, ma si guadagnerebbe in libertà
Lo storico portavoce di The Pirate Bay rilancia l'idea di un sistema di gestione dei nomi di dominio "alternativo" a quello attualmente nelle mani di ICANN. Si perderebbe in sicurezza, ma si guadagnerebbe in libertà

Per salvaguardare un reale libertà di espressione in Rete, le query di risoluzione dei nomi di dominio dovranno necessariamente essere gestite da un sistema DNS “alternativo” a quello attuale . L’ipotesi circola già da tempo, e ora anche Peter “Brokep” Sunde si dice convinto della necessità al punto da volersi impegnare in prima persona con l’aiuto di altri.

Brokep ha da tempo interrotto i suoi rapporti diretti con The Pirate Bay , dedicando la sua “seconda vita” informatica al neonato servizio di micropagamenti noto come Flattr . La recente sentenza in appello per favoreggiamento dell’infrazione del copyright inflitta ai gestori della Baia condanna Sunde a otto mesi di prigione e al pagamento di una somma milionaria, ma questo non è evidentemente sufficiente a far desistere lo smanettone svedese dal suo attivismo politico in funzione di una Internet più libera e meno dipendente dagli interessi che controllano il vapore digitale.

In un messaggio dei suoi su Twitter, Sunde dice di essere “stanco di ICANN” e della gestione centralizzata dei server root del sistema DNS, un sistema che si presta facilmente al controllo preventivo da parte del governo statunitense e non è più in grado di garantire la libertà telematica sin qui sperimentata dai netizen della prima ora.

Un mondo che vuole continuare ad avere libero accesso ai file dirompenti pubblicati da Wikileaks non può appoggiarsi ai server “radice” di un’organizzazione fortemente dipendente dalla Casa Bianca come ICANN, suggerisce Brokep, ragion per cui l’attivista svedese è alla ricerca di aiuto con l’obiettivo di mettere in piedi un sistema DNS alternativo a quello su cui attualmente si regge il World Wide Web.

Si tratta di una questione non facile da dirimere, dove in un sol colpo si mescolano motivazioni politiche, esigenze legittime di sicurezza – con un eventuale sistema DNS alternativo e decentralizzato più insicuro rispetto ai server di ICANN – e problematiche tecnologiche. L’entrata in gioco di Sunde alimenterà certamente un nuovo dibattito intorno ai sistemi DNS di terze parti , dibattito più che mai legittimo visto il latrato minaccioso elevatosi dai circoli del potere statunitense alla volta del fondatore di Wikileaks Julian Assange.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
30 nov 2010
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