Pisanu, accordi e disaccordi

Pisanu, accordi e disaccordi

di G. Scorza - Tutti contro l'articolo 7 del decreto Pisanu, tutti con soluzioni che non appaiono calzanti. Le iniziative degli Onorevoli Palmieri e Della Vedova
di G. Scorza - Tutti contro l'articolo 7 del decreto Pisanu, tutti con soluzioni che non appaiono calzanti. Le iniziative degli Onorevoli Palmieri e Della Vedova

Era il 5 novembre quando il Ministro dell’Interno Roberto Maroni annunciava solennemente che dal primo gennaio, dopo oltre 5 anni di attesa, finalmente, anche gli italiani avrebbero potuto navigare in Rete attraverso le postazioni WiFi pubbliche, senza bisogno di preventiva identificazione a mezzo carta d’identità.
Sono passati oltre venti giorni ma le parole del Ministro non sono, sfortunatamente, state seguite dai fatti.

Il Governo non ha, infatti, sin qui presentato nessun disegno di legge per abrogare o sostituire la disciplina attualmente dettata dal c.d. Decreto Pisanu .
È un fatto grave, che proietta sulla figura del Ministro dell’Interno un’ombra scura: quella di chi ha voluto e saputo cavalcare mediaticamente una diffusa e sacrosanta richiesta dei cittadini, pur senza essere né pronto, né intenzionato a far seguire alle parole i fatti.

Frattanto, tuttavia, come già scritto, in Parlamento qualcosa si è timidamente mosso e, dopo anni di silenzio, pendono, oggi ben cinque disegni di legge – provenienti da ogni schieramento – che con toni e gradazioni diversi propongono tuttavia tutti l’abrogazione dell’art. 7 del Decreto Pisanu o una sua importante riformulazione.
Sfortunatamente, però, non è ancora iniziato l’esame di nessuno di tali disegni di legge e le ore di questa legislatura sembrano, ormai, contate.

Sarebbero – spiego, più avanti perché uso il condizionale – quindi, da salutare con favore le iniziative degli Onorevoli Palmieri (PdL) e Della Vedova (FLI) che, nelle scorse ore, hanno proposto due emendamenti al Disegno di legge Sicurezza, attualmente in discussione alla Camera.
Si tratta, infatti, di una scorciatoia attraverso la quale il Parlamento si ritroverà costretto ad affrontare la questione del Decreto Pisanu.
Occorre, tuttavia, rilevare – e questa e la ragione dell’utilizzo del condizionale nel valutare le due iniziative – che i due emendamenti proposti lasciano perplessi.

L’On. Palmieri propone di intervenire sul ddl Sicurezza, inserendo un art. 3bis, che preveda:
“2. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Ministro dell’interno, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono stabilite le ipotesi in cui si rende necessario il tracciamento di dati identificativi del dispositivo utente o la preventiva identificazione, anche indiretta, dei soggetti che utilizzano postazioni pubbliche non vigilate, ovvero punti di accesso pubblici a tecnologia senza fili, per accedere alla rete internet.
3. Le modalità di controllo dei dati previsti dal codice di procedura penale e dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, ed il controllo sull’osservanza del decreto di cui al comma 1 sono effettuati dal Ministero dell’interno. “.

Bene l’abrogazione dell’art. 7 del Decreto Pisanu, male l’idea di demandare ad un Decreto ministeriale e, dunque, ad un provvedimento destinato ad essere scritto nelle segrete stanze del Ministero dell’Interno, l’individuazione addirittura delle ” ipotesi in cui si rende necessario il tracciamento di dati identificativi del dispositivo utente o la preventiva identificazione… “.
Mentre, infatti, discutere di eventuali modalità tecniche alternative al documento di identità per procedere all’identificazione può essere questione da demandare ad un Decreto ministeriale, l’individuazione delle ipotesi in cui le esigenze di sicurezza sono predominanti rispetto a quelle di privacy è – o almeno questa è la mia opinione – una questione ben più rilevante che merita, in un Paese democratico, un ampio ed approfondito dibattito parlamentare.

Con il suo emendamento, l’On. Della Vedova, propone, invece, di aggiungere al DDL sicurezza un art. 7bis, attraverso il quale sostituire l’attuale art. 7 con le seguenti previsioni:
“2. Per coloro che già esercitano le attività di cui al comma 1 in base a pregressa licenza, la denuncia è richiesta a partire dal 1° gennaio 2011.
3. Si applicano in quanto compatibili le disposizioni del capo IV del titolo I e del capo II del titolo III del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, nonché le disposizioni vigenti materia di sorvegliabilità dei locali adibiti a pubblici esercizi. Restano ferme le disposizioni di cui al decreto legislativo 1o agosto 2003, 259.
4. Con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, da adottarsi entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono stabilite le misure che il titolare o il gestore di un esercizio in cui si svolgono le attività di cui al comma 1 è tenuto ad osservare per il monitoraggio delle operazioni dell’utente e per l’archiviazione dei relativi dati, anche in deroga a quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 122 e dal comma 3 dell’articolo 123 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
4-bis. Coloro che esercitano le attività di cui al comma 1 proteggono le reti, anche con tecnologia senza fili, e gli strumenti informatici contro l’accesso abusivo di cui all’articolo 615-ter del codice penale e contro il rischio di intrusione e dall’azione di programmi di cui all’articolo 615-quinquies del codice penale “.

Data la complessità delle procedure e degli adempimenti da porre in essere per condividere risorse di connettività WiFi che l’On. Della Vedova propone di introdurre nel nostro ordinamento al posto della disciplina vigente, tutto sommato, vien da dire che sarebbe meglio ringraziare l’Onorevole per lo sforzo ma tenerci il nostro vecchio e inutile Decreto Pisanu.

Francamente, trovo assurdo che dopo gli annunci solenni del Ministro Maroni e la presentazione di ben cinque disegni di legge “tripartisan” volti all’abrogazione del famigerato art. 7, questa vecchia, inutile ed anticostituzionale disciplina sia così dura a morire.

È così difficile scrivere che l’art. 7 del Decreto Pisanu è abrogato e che, nei prossimi mesi, il Parlamento valuterà, all’esito di un ampio ed approfondito dibattito, se e quali iniziative adottare per sostituirlo, ammesso che si ritengano ancora sussistenti le esigenze di sicurezza che spinsero il Ministro Pisanu all’adozione di un provvedimento che lui stesso, oggi, valuta costituzionalmente “border line” e che l’identificazione dell’utente di una connessione WiFi sia ritenuta una misura utile a qualcosa o a qualcuno?
O ci sfuggono i reali interessi in gioco o dobbiamo, purtroppo, prendere atto che in questo Paese ormai si è incapaci di guardare in positivo alle “cose della Rete”, persino quando si è tutti d’accordo.

Guido Scorza
Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione
www.guidoscorza.it

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Pubblicato il
1 dic 2010
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