Update (24/12): Le ultime indiscrezioni , pare finalmente riferite al testo uscito dal CdM, dicono che: abrogati commi 4 e 5 dell’Art.7 della 155/2005, ovvero il famigerato Decreto Pisanu. Di fatto, questo cancellerebbe ogni obbligo di registrazione per chi si colleghi a una WiFi pubblica. Restano in vigore le disposizioni, facenti capo al comma 1, sulla licenza per i gestori da richiedere e ottenere in Questura: tuttavia, se il servizio wireless fosse accessorio ai servizi offerti (es: un ristorante, un albergo, un bar che offre questo benefit) potrebbe non essere necessario richiedere la licenza. Ma si ricadrebbe nella fattispecie degli operatori di telecomunicazioni, con tutto ciò che questo comporta, anche sul piano burocratico. Il decreto Milleproroghe, dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, sarà immediatamente esecutivo: in seguito dovrà essere converito in legge in Parlamento, teatro nel quale queste norme potrebbero essere suscettibili di ulteriori manipolazioni e discussioni.
Update (23/12): Al coro di felicitazioni si è unito anche il ministro Brunetta. Ma c’è un piccolo giallo da chiarire: nel comunicato stampa relativo alla seduta del Consiglio dei Ministri di ieri non c’è alcuna menzione specifica per il WiFi: secondo quanto è dato sapere le informazioni sul Decreto Pisanu sarebbero contenute nel Milleproroghe, ma non c’è modo di comprendere al momento le modalità di questa presunta “abolizione”.
Roma – Cosa c’è davvero nel decreto Milleproroghe, un appuntamento fisso nella complicata e ridondante macchina legislativa italiana, occorrerà forse attendere la pubblicazione in Gazzetta ufficiale per saperlo. Quello che filtra, dalle dichiarazioni a margine del Consiglio dei Ministri che ha varato il provvedimento, è che i giorni dell’autenticazione obbligatoria per navigare su una WiFi pubblica si avvierebbero a conclusione. Almeno in teoria, perché come di consueto in Italia la soluzione potrebbe essere peggiore del problema .
Secondo le ottimistiche dichiarazioni del ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni , parrebbe che da domani il Belpaese si allineerà con le normali nazioni avanzate dove una rete wireless non si nega a nessuno: “Sarà un piccola grande rivoluzione la liberalizzazione del WiFi conseguenza della decisione di non prorogare la validità del decreto Pisanu – avrebbe detto – Da lungo tempo il mio ministero si batteva per la cancellazione di una normativa senza eguali nel mondo occidentale. (…) Gli stessi proponenti originari della norma avevano ammesso ormai da tempo la scarsissima utilità per il contrasto al terrorismo di questa norma, che invece si è rivelata un grave ostacolo per la diffusione del libero accesso alla rete, e dunque per lo sviluppo dell’Italia”.
Fin qui nulla di particolare. Ma c’è un dettaglio nelle parole del Ministro che impone una riflessione: “Oggi la possibilità di sedersi al tavolino di un bar e connettersi alla rete con il proprio portatile è una consuetudine per i cittadini di tutte le nazioni sviluppate”. Sarà così anche in Italia?
Dalle stesse parole del Ministro si evince che il Decreto Pisanu non è stato abolito , ma solo non prorogato : in sostanza, siccome l’autenticazione a mezzo carta di identità è e resta una legge dello stato, non c’è modo che questa disposizione venga accantonata a meno di una sua specifica cancellazione. Senza l’abrogazione dell’articolo 7, come ventilato e come da disegno di legge depositato il 13 dicembre al Senato (e che è ben lungi da iniziare il suo iter), resta in vigore: ergo, non cambierebbe molto nel quotidiano, non ci sarebbe da sedersi e navigare, ma comunque da riempire un modulo e fare fotocopie per poter accedere a Internet.
Due le ipotesi messe in piedi in queste prime ore dagli addetti ai lavori. In un caso, fatta salva la necessità di continuare a recuperare le carte di identità, potrebbe decadere l’obbligo di trasmettere i dati alla Questura : da sottolineare che in nessun caso , né nelle parole del ministro Meloni e neppure nelle anticipazioni giornalistiche fin qui venute fuori, si parla della cancellazione dell’obbligo di registrazione e licenza per i gestori delle WiFi pubbliche . Questi ultimi dovranno comunque comunicare al questore tutte le informazioni fin qui previste dalla norma, e seguire l’iter consolidato: nessuno snellimento della burocrazia in questo passaggio.
La seconda ipotesi, che dovrebbe dipendere da come i tecnici dei ministeri competenti stileranno e interpreteranno la norma, potrebbe prevedere un meccanismo di identificazione più blando: magari con la registrazione dei MAC Address dei PC che si collegano , con un log da tenere a disposizione in caso di bisogna. Un approccio questo che semplificherebbe non di poco la procedura, pur con tutte le considerazioni del caso sulla facilità con cui è possibile mascherare o alterare il proprio MAC (ma, d’altronde, si è giunti a questo punto in considerazione della scarsa efficacia del Decreto Pisanu per il contrasto al terrorismo).
Se, invece, come sostiene l’onorevole Palmieri (PdL), sarebbe stato abrogato tutto l’articolo 7 tranne il primo comma (quello della registrazione dei gestori), pur in contraddizione con quanto affermato dal Ministro, il tutto potrebbe essere più rapido e incarnare quell’immagine mitteleuropea descritta dalla Meloni.
Nonostante l’euforia, insomma, conviene restare coi piedi per terra : l’ annuncio di Maroni, ministro dell’Interno, fatto ormai più di un mese fa non ha automaticamente chiuso l’era della burocrazia wireless in Italia. Senz’altro sul piano politico pare che l’ orientamento sia ormai verso la semplificazione e lo snellimento delle norme ( fino a un certo punto ), ma allo stato dei fatti le complicazioni restano in vigore : bar, ristoranti, negozi dovranno comunque andare in Questura per chiedere licenza per la propria WiFi, gli utenti potrebbero comunque dover consegnare la carta di identità al gestore per navigare. Senza un colpo di reni decisivo, di questo Decreto Pisanu potremmo non liberarci per ancora un bel po’.
Luca Annunziata