Tutto inizia il 28 gennaio , con la presentazione di iPad, dispositivo tenuto a lungo segretissimo (pare per molti anni), e oggetto di numerose indiscrezioni nei mesi precedenti. Il tablet di Apple ha da subito diviso il pubblico tra i pro (quelli che non vedevano l’ora di ordinarlo) e i contro (quelli che lamentano i soliti difetti di “chiusura”, la mancanza di porte USB, l’assenza di Flash ecc); di mezzo c’era poi una folta schiera di utenti “perplessi”, perplessa dal design (con quella cornice che sembrava un po’ ingombrante ma che è stata poi ripresa anche da tutti gli altri), perplessa dalla scelta di iOS anziché Mac OS X (iOS che, ai tempi, non aveva ancora questo nome), e gente che non capiva bene a cosa dovesse servire un tablet (e magari non l’ha ancora capito semplicemente perché a loro non serve).
Tutto questo chiacchiericcio non poteva che far bene ad Apple perché, nel bene o nel male, mentre la concorrenza si era affrettata a presentare di tutto e di più nel corso del CES 2010 senza offrire nulla di concreto, Apple è arrivata qualche settimana più tardi ma con qualcosa già pronto, una data di lancio, e una strategia ben precisa: iOS e AppStore anche per iPad, con tutte le funzionalità touch già viste su iPhone, e tutte le applicazioni a fare da traino. Come se questo non bastasse, per ribadire quanto Apple creda in questo dispositivo, per l’occasione scende in campo con un processore proprietario, l’ Apple A4 (fondamentalmente un SoC basato su ARM Cortex A8).
Il messaggio agli utenti era chiaro: “dimenticate tutto quello che vi hanno fatto vedere le scorse settimane, perché il futuro è già qui”. Un’ottima strategia che ha colpito anche la concorrenza, con prodotti cancellati, altri che sono stati rimandati a date indefinite, e altri ancora che hanno cambiato veste più volte: non si poteva più lavorare solo di fantasia, e nemmeno proporre qualcosa che poteva inaugurare una nuova categoria di dispositivi. Dopo la presentazione di Apple ci si doveva scontrare con qualcosa di concreto che sembrava funzionare bene, un tablet già pronto per il mercato e con una solida base di applicazioni, nonché una folta schiera di sviluppatori pronti ad ampliare le loro prospettive.
A fine anno, nonostante manchino ancora i dati ufficiale dell’ultimo trimestre, possiamo dire che iPad è stato un successo : in poco più di 6 mesi (il lancio è stato spezzettato, sia come aree geografiche che come modelli) ha venduto ben più dei 10-12 milioni di unità previste al momento del lancio, conquistando secondo alcune ricerche il 95 per cento di questa particolare (e per certi versi “nuova”) nicchia di mercato, nicchia che per il 2011 è prevista in forte crescita.
Il prossimo anno arriverà anche una nuova versione di Android, Honeycomb , esplicitamente dichiarata adatta per i tablet (a differenza dell’attuale Froyo ), e una lunga schiera di dispositivi che faranno concorrenza a iPad: come si prepara Apple a fronteggiare questa schiera di concorrenti? Molto semplicemente, a dispetto di chi si lamenterà perché ha scelto il Natale per acquistare o farsi regalare un iPad, arriverà un nuovo modello.
Si parla di febbraio (anche se personalmente sono più propizio a pensare a marzo) mentre per le caratteristiche, al di là degli inevitabili upgrade di potenza (nuovo processore, si spera basato su Cortex A9) e incremento di RAM (anche il “piccolo” iPhone 4 ha 512MB, contro i 256MB di iPad attuale), o di dettagli quale il giroscopio a tre assi, ci sono due elementi sui quali vale la pena soffermarsi: il primo è la fotocamera, e il secondo è il display. La camera frontale servirà ad Apple per ampliare lo spettro degli utenti di FaceTime (che prima o poi potrebbe arrivare anche per Windows), ma da alcune indiscrezioni pare quasi certo che ci sarà un sensore anche sul retro: montare filmati HD sullo schermo di iPhone non è molto agevole, ma sui 10 pollici di iPad potrebbe avere un senso.
Sempre le solite indiscrezioni parlano anche di “nuove tecnologie” per il display ma, se anche dovessero aumentare la risoluzione, credo si possa escludere a priori l’arrivo di un display Retina anche su iPad, perlomeno se con “display Retina” si intende uno schermo con la stessa definizione di iPhone 4: per ottenere 326 ppi su 10 pollici servirebbe una risoluzione eccessiva, superiore alla QXGA (che su un 10 pollici permetterebbe di raggiungere “solo” i 264 ppi) e vicina alla QSXGA (aspect ratio a parte), ovvero una risoluzione da monitor di 30 pollici.
Quale sarà allora la “nuova tecnologia” del display di iPad 2? Pensando all’utilizzo come eBook reader, si potrebbe pensare ad un display simile a quello che dovrebbe equipaggiare l’ Adam di Notion Ink , che consente di spegnere la retroilluminazione per una lettura più agevole all’aperto, ma non sono molto convinto che Apple voglia seguire questa strada.
Altre novità potrebbero riguardare la porta micro-USB per la ricarica della batteria (in base alla direttiva europea sul caricatore unico che entrerà in vigore il prossimo anno, anche se iPad non rientra tra i cellulari, oggetto della direttiva) e l’integrazione di un lettore di schede SD, come sembrerebbe dalle presunte immagini delle prime custodie per il nuovo iPad. In realtà, in base agli ultimi rumors, la vistosa apertura sul fondo potrebbe essere un semplice spazio per degli altoparlanti più potenti degli attuali, soprattutto considerando che anche la forma potrebbe subire qualche variazione: un iPad più sottile costringerebbe a soluzioni diverse per il posizionamento degli speaker. Accantonando le indiscrezioni e tornando a parlare degli eventi di quest’anno, passato il periodo dell’abbuffata da iPad (da notare che Apple, fino al lancio effettivo sul mercato, ha “sapientemente” rimandato ogni altro annuncio per creare la giusta attesa intorno al suo nuovo dispositivo) è arrivata l’ora di qualche aggiornamento hardware dei Mac. Nuovi MacBook Pro in aprile, e nuovi MacBook a maggio, ma si è trattato di un semplice aggiornamento di linea che non ha creato troppe distrazioni dall’argomento principale dell’anno: iOS.
Mentre infuriava la battaglia tra Apple e Adobe sul tanto discusso Flash, con botta e risposta “a distanza” tra i CEO delle due società, si iniziava a parlare di iPhone OS 4 . Tra le tante novità ce n’era una che (giustamente) ha creato scompiglio nel mondo degli sviluppatori: siamo parlando dei veti posti da Apple sugli strumenti di sviluppo delle applicazioni per iOS, veti che gettavano nuova benzina sul fuoco divampato tra Apple e Adobe visto che, dopo la decisione definitiva di non supportare Flash, tagliavano anche la possibilità di utilizzare l’ ambiente di sviluppo di Flash CS5 per creare applicazioni compilate da pubblicare sull’AppStore. Fortunatamente Apple è tornata sui suoi passi , altrimenti dall’AppStore sarebbero state escluse tutte quelle applicazioni realizzate con i tool di Unity3D e probabilmente anche quei capolavori di grafica 3D basati sull’Unreal Engine.
Mentre si discuteva di Flash su iPhone (e iPad), si avvicinava il momento della WWDC, evento atteso dal grande pubblico perché palcoscenico quasi certo per la presentazione del nuovo modello di iPhone: a testimonianza del fatto che il tradizionale evento estivo sia sempre più incentrato su questo argomento il fatto che quest’anno, per la prima volta, non si è assegnato alcun premio per le migliori applicazioni Mac OS X, ma solo per quelle iOS. Ancora prima della presentazione, iPhone 4 era già ben noto a tutti, vista la bizzarra vicissitudine dello smarrimento di un prototipo, perso in un bar da un ingegnere che lo stava testando, e finito (con modalità ancora poco chiare) nelle mani di Gizmodo .
In ogni caso, iPhone 4 e iOS 4 portavano su iPhone alcune di quelle caratteristiche che molti lamentavano come mancanze delle generazioni precedenti: una fotocamera frontale per fare videochiamate, un flash sulla fotocamera posteriore (la cui risoluzione è salita a 5Mpixel, con capacità di filmare in HD a 720p), un sistema multitasking, la possibilità di raggruppare le applicazioni in cartelle ecc. Quello che ancora non era noto era la cosiddetta vicenda Antennagate , ovvero la tendenza dell’iPhone 4 a perdere il segnale (o quantomeno a diminuirne la potenza) se impugnato in un certo modo.
La vicenda si è dilungata per diverso tempo, tra dimostrazioni dell’inefficienza dell’antenna esterna, errori di calcolo del segnale della potenza, conferenze ad-hoc indette da Jobs, bumper regalati, giornalisti invitati a visitare le camera anecoiche dove è stato testato il telefono, e video che mostravano telefoni di ogni marca soggetti allo stesso “problema” (pagina al momento non più disponibile). A un certo punto, dopo aver chiarito la sua posizione, Apple smette di fare qualsiasi ulteriore commento: se è vero che il problema è stato ingigantito da media e concorrenza, la cosa migliore è smettere di parlarne e lasciare che sia il pubblico a decidere.
E il pubblico ha apprezzato, visto che nel trimestre del lancio sono stati venduti più di 8 milioni di iPhone (tra parentesi, a testimonianza del fatto che il problema sia tanto comune quanto ininfluente nell’uso reale, possiamo citare l’ultimo caso di questo tipo, quello relativo all’ HTC con Windows Phone 7 ). Giugno vede anche il restyling del Mac mini , che molti davano per spacciato ma che ora, grazie alla porta HDMI e alla maggiore compattezza (l’alimentatore non è più esterno ma è stato integrato nella struttura), ben si presta ad un utilizzo ” da salotto “. Anche a luglio si parla di Mac, con una ventata di novità per le macchine desktop: nuovi iMac con Core i3, i5 e i7, nuovi Mac Pro con Xeon (configurazioni fino a 12 core, con due Xeon 6-core Westmere a 2.66GHz), e nuovi monitor LED Cinema Display da 27 pollici.
Tra le novità presentate in quei giorni ce n’è un’altra che può sembrare di minore importanza, ma che di fatto dà i primi indizi del legame che andrà a crearsi tra Mac OS X e iOS: stiamo parlando del Magic Trackpad, periferica che porta le gestures tanto utili sui portatili, nonché indispensabili sui dispositivi iOS, anche sulle macchine desktop, preannunciando per certi versi quello che sarà più evidente qualche mese più tardi, con la presentazione di Lion e del Mac App Store .
Chiusa la parentesi estiva, l’autunno si apre con un evento dedicato al mondo iTunes e iPod. Come da tradizione, nel corso dell’evento viene presentato un nuovo iPod Touch che eredita le specifiche dell’iPhone rilasciato qualche mese prima, in particolare il processore Apple A4, Retina display, e la doppia fotocamera: indispensabile quella frontale per Facetime, più modesta rispetto all’iPhone quella sul retro (destinata più che altro a registrare video). Ritorno al passato per lo Shuffle, e una rivisitazione completa dell’ iPod nano che diventa piccolissimo e con uno schermo touch, tanto piccolo da prestarsi a utilizzi inconsueti e originali .
Le novità però non si fermano qui: si va dalla nascita di Ping (un social network che ruota intorno alla musica e agli artisti di iTunes), alla nuova Apple TV basata su iOS, con tanto di ampliamento del servizio di vendita e noleggio dei film anche al di fuori dei soliti confini. Un bel colpo a chi dava Apple TV per spacciata, e il servizio di noleggio dei film in decadenza. Tanto per restare in tema con le attenzioni dedicata a iOS, nel corso dell’evento viene dato spazio anche ai futuri aggiornamenti del sistema, la release 4.1 che introduce Game Center (un network per sfidare in rete gli altri videogiocatori) e le foto HDR (su iPhone); e la 4.2 che introdurrà AirPrint (tecnologia che, ad onor del vero, è ancora un po’ immatura in quanto a dispositivi supportati) e AirPlay (lo sharing dei contenuti video da iTunes/iPhone/iPod/iPad verso Apple TV).
L’idea che il 2010 fosse stato molto incentrato su iOS dev’essersi infiltrata anche nei corridoi di Cupertino, visto che a fine ottobre è stato indetto un ulteriore evento dal titolo abbastanza esplicativo, Back to Mac : come a dire, “dopo tutto questo parlare di iOS, ora parliamo un po’ anche di computer”. In realtà, anche alcuni annunci dell’evento in questione hanno qualche legame con iOS, ma procediamo con ordine.
Il pezzo più importante di questo evento è stato il nuovo MacBook Air , macchina per certi versi sorprendente grazie alla velocità del disco SSD, e soprattutto sorprendente perché era un altro dispositivo (e siamo a tre nel corso dell’anno) che in molti davano per spacciato, ma che invece è stato completamente ridisegnato. Il secondo pezzo forte dell’evento è stata l’anteprima della prossima versione di Mac OS X, Lion , ma già qui si notano le “interferenze” di iOS: Lion avrà un Lauchpad per far partire le applicazioni in stile iOS (con tanto di cartelle), applicazioni che girano a pieno schermo, come su iPhone e iPad (caratteristiche già presente per alcuni software), una versione beta di Facetime per Mac (chissà che in futuro non arrivi anche per Windows), e un Mac App Store simile al negozio di applicazioni in iTunes che ha fatto la fortuna di Apple e dei suoi dispositivi portatili.
C’è da sperare che le novità di Lion saranno anche altre, ma nel frattempo si può avere un assaggio delle applicazioni che girano a pieno schermo con iPhoto ’11 (parte nel nuovo pacchetto di iLife ’11 presentato sempre nel corso dell’evento), oppure con la vecchia versione di Pages . Per il Mac App Store sarà invece sufficiente attendere la prossima Epifania , visto che l’apertura è prevista per quella data: chissà che per l’occasione non venga lanciata anche la nuova versione di iWork. Sicuramente possiamo osservare che il Mac App Store servirà ad Apple per supportare nel migliore dei modi il MacBook Air (che non ha un’unità ottica integrata) e questo lascia immaginare che certe scelte (SSD e rimozione dell’unità ottica) verranno probabilmente allargate anche alle macchine professionali, o quantomeno ad alcune di esse, magari già a partire dal prossimo anno.
Un altro software di cui ci si aspetta al più presto un aggiornamento è FinalCut , pacchetto di applicazioni professionali per il video editing che ultimamente è stato un po’ trascurato, ma di cui Apple ha promesso già da diversi mesi una nuova versione.
Quello che invece sicuramente non vedrà la luce il prossimo anno è la nuova versione degli Xserve , abbandonati da Cupertino ufficialmente perché poco redditizi, anche se l’impressione è che Apple non abbia mai creduto fino in fondo all’entrata in questo settore, nonostante le macchine in sé e il sistema operativo siano state ben apprezzati da chi ha avuto modo di usarle in questi anni. Inutile aggiungere che la soluzione proposta da Apple (cioé utilizzare un Mac Pro o un Mac mini con la versione server di Mac OS X) non è una strada percorribile in tutte quella situazioni dove serve un macchina con certe caratteristiche di modularità e di affidabilità (anche per una qualcosa banale come un alimentatore ridondante). Viene da chiedersi quali macchine utilizzerà Apple per l’enorme Data Center in costruzione nel North Carolina, anche se in realtà non è nemmeno noto quale sarà l’utilizzo di questo centro: chissà che non ci siano grosse novità in vista per il 2011.
Domenico Galimberti
blog puce72
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