Pubblicità tracciante, anche Google dice la sua

Pubblicità tracciante, anche Google dice la sua

Google si unisce al partito delle liste anti-tracciamento con un add-on per il suo browser Chrome. Una volta fuoriusciti dal tracking, si rimane fuori anche senza cookie
Google si unisce al partito delle liste anti-tracciamento con un add-on per il suo browser Chrome. Una volta fuoriusciti dal tracking, si rimane fuori anche senza cookie

L’intero settore dei browser web si sta concentrando sul behavioral advertising e sulle cosiddette “do not track list”, meccanismi tecnici teoricamente in grado di liberare gli utenti desiderosi di farlo dal tracciamento permanente delle abitudini di navigazione da parte dei network pubblicitari. Quasi in contemporanea con la proposta per l’ header HTTP di Mozilla , anche Google si muove su questo fronte rilasciando l’estensione Keep My Opt-Outs per il browser Chrome.

Con KMOO Google si muove in anticipo sulla concorrenza e prova a implementare un meccanismo di “opt-out” di fuoriuscita volontaria dal tracciamento automatizzato, un sistema che sfrutta le API dei cookie interne di Chrome per rendere permanente la decisione dell’utente di chiudere l’advertising profilante “fuori dalla porta” della navigazione anche in caso di cancellazione dei cookie dal browser.

L’iniziativa di Google sfrutta lo sforzo di autoregolamentazione per il behavioral advertising messo in piedi dal consorzio Network Advertising Initiative (NAI), uno sforzo che già offre uno strumento web e una Consumer Choice Page con cui gli utenti possono tenere sotto controllo chi profila cosa sul loro browser.

Al contrario della proposta di Mozilla, KMOO si prefissa l’obiettivo di rispondere alle preoccupazioni sulla privacy – e le indubbie conseguenze su di essa generate dalla profilazione della navigazione – qui e ora , potendo tra l’altro contare sulla “buona volontà” degli inserzionisti che aderiscono a NAI.

Ad ogni modo l’approccio di Google non è esente da critiche e difetti, prima fra tutte la necessità per gli sviluppatori di KMOO di avere a che fare con una API per i cookie “fastidiosamente insufficiente”, da tenere a bada a suon di “brutti hack”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
25 gen 2011
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