Cinque ragazzi tra i 15 e i 26 anni sono stati arrestati tra West Midlands, Northamptonshire, Hertfordshire, Surrey e Londra con l’accusa di aver preso parte ai “recenti e ripetuti” attacchi condotti dal gruppo online conosciuto con il nome di Anonymous . Si uniscono idealmente ai due giovani olandesi già arrestati dalle forze dell’ordine a dicembre per lo stesso motivo.
L’indagine che ha portato al loro arresto è stata condotta congiuntamente dalla polizia britannica e da autorità di polizia di diritto internazionale europee e statunitensi.
Secondo le forze dell’ordine, i cinque (di cui due minorenni di 15 e 16 anni) sarebbero i responsabili degli attacchi DDoS che hanno provato a mettere fuori gioco per qualche ora i siti che si erano schierati con dichiarazioni o fatti contro Wikileaks: tra questi PayPal, Mastercard e Amazon.
Quello allo shop online in realtà non è andato a buon fine: l’attacco non è riuscito a trovare il supporto di un sufficiente numero di netizen, condizione imprescindibile per il successo dell’operazione. Per aumentare i computer da cui far partire il bombardamento di dati per rendere inaccessibile un sito il gruppo di attivisti utilizzava uno strumento online chiamato LOIC (ovvero Low Orbit Ion Cannon ) e che nelle ore più calde della vicenda Wikileaks (quando Julian Assange era detenuto a Londra e i primi documenti diplomatici giungevano online) era rintracciabile online con minime difficoltà, tanto che le stime parlano di milioni di download: tramite di esso anche un utente poco esperto poteva partecipare all’offensiva.
Il sito che ne offriva il download assicurava che le probabilità di essere colto in fallo erano praticamente nulle, ma in realtà, riferisce uno studio , il tool prendeva ben poche precauzioni per nascondere l’indirizzo IP dell’utente utilizzatore .
I cinque ora rischiano una pena fino a 10 anni e una multa di 5mila sterline .
Claudio Tamburrino