Facebook, contro il Daily Mail per l'adescamento in blu

Facebook, contro il Daily Mail per l'adescamento in blu

Il social network ha minacciato un'azione legale contro il quotidiano britannico. Che aveva pubblicato un articolo sull'operato di una gang di predatori sessuali attiva proprio sul sito di Mark Zuckerberg
Il social network ha minacciato un'azione legale contro il quotidiano britannico. Che aveva pubblicato un articolo sull'operato di una gang di predatori sessuali attiva proprio sul sito di Mark Zuckerberg

Si intitola Ancora quante vittime della gang del sesso di Facebook? ed è un recente articolo pubblicato dal quotidiano britannico The Daily Mail . I genitori di circa 16mila minori d’Albione avrebbero infatti espresso le più allarmate preoccupazioni per l’operato di una rete di pedofili attivi nella contea del Devon.

Più di venti le vittime finora accertate dalle forze di polizia locale, tuttora impegnate in un’inchiesta che coinvolgerebbe in maniera diretta il gigantesco social network di Mark Zuckerberg. L’articolo del Daily Mail ha quindi parlato di una vera e propria sex gang , un gruppo di adescatori attivo su Facebook .

Il sito in blu si è però scagliato contro i vertici del quotidiano britannico, paventando l’avvio di un’aspra azione legale. Non esisterebbero prove evidenti a sostegno di una diretta connessione tra gli spazi online offerti da Facebook e le attività criminose della gang di pedofili.

La squadra legale del sito si era subito rivolta al quotidiano, chiedendo la correzione dell’articolo e la successiva pubblicazione di qualche riga di scuse. Il Daily Mail aveva così sottolineato ai suoi lettori come la vicenda fosse soggetta alle indagini delle autorità locali .

Nessuna comunicazione di scuse era però arrivata, con la redazione del Daily Mail ferma sulle sue posizioni: il presunto collegamento tra la gang e Facebook resterebbe in piedi. Il detective Simon Snell aveva infatti evidenziato lo sfruttamento della Rete da parte dei pedofili. Un occhio di riguardo sarebbe stato gettato su siti come Facebook e Bebo .

Ma i legali di Facebook hanno apertamente contestato l’esplicito riferimento al sito, dal momento che la stessa polizia del Devon aveva sottolineato come il social network non fosse stato usato come arma per il grooming . Le forze locali si erano limitate ad evidenziare il potenziale sfruttamento di siti come quello in blu per entrare in contatto con le potenziali vittime.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
24 feb 2011
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