Facebook, la resa dei gemelli?

Facebook, la resa dei gemelli?

Cameron e Tyler Winklevoss avrebbero già guadagnato a sufficienza con le proprie azioni del sito in blu. Tre giudici californiani hanno così deciso: non potranno disconoscere l'accordo da 65 milioni di dollari. E rispunta il terzo incomodo
Cameron e Tyler Winklevoss avrebbero già guadagnato a sufficienza con le proprie azioni del sito in blu. Tre giudici californiani hanno così deciso: non potranno disconoscere l'accordo da 65 milioni di dollari. E rispunta il terzo incomodo

Saranno dunque costretti ad arrendersi, dopo anni passati tra acque olimpioniche ed infuocate aule di tribunale. Cameron e Tyler Winklevoss – ormai noti in patria come i gemelli Winklevii – avrebbero già guadagnato a sufficienza con le azioni del gigantesco social network Facebook , giunto proprio recentemente ad un valore pari a 50 miliardi di dollari.

Ma, soprattutto, i gemelli non sarebbero poi così diversi da un qualsivoglia attore del libero mercato: battuto sul tempo dalla concorrenza, si getta in un’agguerrita campagna legale per ottenere il più possibile. È questa la visione di un panel di tre giudici che si è recentemente espresso presso una corte d’appello californiana.

Cameron e Tyler Winklevoss non potranno dunque disconoscere l’ormai famoso accordo da 65 milioni di dollari, siglato con il CEO di Facebook Mark Zuckerberg nel febbraio del 2009. La vicenda del furto di proprietà intellettuale da parte del giovane Mark è ormai arcinota, addirittura degna di un film premio Oscar.

Zuckerberg era stato successivamente accusato di frode , di aver mentito circa l’effettivo valore dell’azienda da lui fondata e attualmente guidata. I vertici di Facebook avrebbero omesso di rivelare ai legali dei due gemelli l’esatto valore complessivo dell’intero pacchetto azionario dell’azienda in blu .

E mentre gli stessi avvocati dei fratelli Winklevoss pensano ad una petizione per ricorrere, il famoso terzo gemello Paul Ceglia è tornato alla carica, depositando presso una corte di Buffalo una serie di prove definite inconfutabili. Messaggi di posta elettronica, inviati da Zuckerberg ad uno dei suoi primi collaboratori. Appunto, Paul D. Ceglia.

L’attuale CEO di Facebook avrebbe – non è infatti dato sapere se le mail siano autentiche – chiesto a Ceglia di poter sfruttare gli algoritmi di ricerca del suo progetto StreetFax per poi adattarli alla sua imminente creatura social . In un’altra missiva, Mark avrebbe chiesto a Ceglia mille dollari per effettuare dei pagamenti descritti come urgenti.

“Ho da poco incontrato una coppia di aristocratici qui ad Harvard, e stanno pensando di lanciare un sito molto simile al nostro – avrebbe detto Zuckerberg – Li ho messi in attesa per adesso”. Ceglia si sarebbe presto pentito di aver mandato mille dollari a Zuckerberg: il giovane Mark lo avrebbe successivamente estromesso dal suo colosso in blu.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
12 apr 2011
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