Interviste/ Il dossier scuola di ILS

Interviste/ Il dossier scuola di ILS

Un progetto portato avanti da volontari per la promozione dell'informatica nelle scuole. Con un occhio di riguardo al software libero: perché imparare significa anche imparare a conoscere i propri strumenti
Un progetto portato avanti da volontari per la promozione dell'informatica nelle scuole. Con un occhio di riguardo al software libero: perché imparare significa anche imparare a conoscere i propri strumenti

Il software libero è lo strumento vincente per il miglioramento dell’educazione dei giovani nonché un mezzo potente nelle mani dei docenti. Nell’ambito dei cambiamenti che sono in atto nella scuola, il dott. Luca Ferroni, coordinatore del Dossier Scuola, ci parla del progetto che sta portando avanti, promosso da Italian Linux Society, e che coinvolge ampia parte della comunità degli appassionati di software libero italiani.

Punto Informatico: Descriverebbe per noi il dossier scuola per quello che rappresenta o dovrebbe rappresentare?
Luca Ferroni: Il dossier scuola è una raccolta di buone pratiche per l’utilizzo di software libero nella scuola italiana che raccoglie progetti già avviati nelle scuole, motivazioni sul perché la scuola dovrebbe usare software libero e suggerisce il cambiamento. Il nodo centrale è che molti l’hanno fatto e ne hanno tratto vantaggi e benefici. È rivolto a dirigenti, docenti e studenti per promuovere software libero nelle scuole perché il software libero ha a cuore l’educazione e la libertà dei giovani.

PI: Quale è stata la molla che è scattata e ha dato vita a questo progetto?
LF: La molla è stata all’assemblea di Italian Linux Society dove Luca Menini (di ILS) ha proposto di realizzare un documento che raccogliesse le buone pratiche di utilizzo di software nella scuola e io mi sono preso carico di attivare questo progetto per coordinarne la realizzazione. Per dare visibilità ed efficacia al progetto, il Linux day è stato incentrato sulla scuola: a tale scopo lo slogan è stato “investiamo in oro grigio”.

PI: Come si è formato il gruppo che si occupa di questo progetto?
LF: Dopo il lancio dell’idea io mi sono proposto come coordinatore del progetto, con lo scopo di coinvolgere i gruppi che si interessavano già di queste iniziative a partire dal PDP ( Free Software User Group di Fabriano), per avere ciò che io definisco uno “scoglio”: cioè una comunità ristretta da prendere come punto di riferimento.

PI: Quale è stato il passo successivo?
LF: Prendere contatti con chi già da anni si occupava di didattica aperta e di software libero nella scuola. Successivamente ci siamo iscritti alla lista della scuola ospitata da ILS, con l’impegno di aggiornarla costantemente sugli sviluppi del progetto e con la speranza che ci fossero interessati a darci una mano sui contenuti. A fine gennaio col PDP siamo andati ad una conferenza di Richard Stallman organizzata dall’Università di Bologna, da cui abbiamo praticamente trascritto l’intero paragrafo “Perché la scuola dovrebbe utilizzare Software Libero” della sezione 1. Poi abbiamo partecipato al convegno Didattica Aperta dello scorso anno a Verona, dove siamo entrati in contatto con progetti giovani e innovativi come Netlive e Wiild e parallelamente abbiamo preso contatto con progetti storici come FUSS del Sudtirolo e SoDiLinux dell’Istituto Tecnologie per la Didattica.

PI: Ci sono altri interlocutori che hanno contribuito?
LF: I contatti sono stati numerosi anche con altri gruppi giovani e meno giovani come ad esempio l’ Associazione per il Software Libero (AsSoLi), ed alcuni esponenti della Free Software Foundation . Non possiamo tacere che i contenuti di questo documento, soprattutto nella parte delle motivazioni sono derivate da quanto ha fatto il progetto GNU negli ultimi 28 anni. In seguito abbiamo preparato le schede per inserire le esperienze di coloro che avevano sperimentato questi progetti per dare una linea guida a chi avesse voluto iniziare ad inserirli nel dossier. L’obiettivo infatti era valorizzare l’esistente in vista del futuro.

PI: Ci sono docenti nel gruppo che ha dato vita a questo progetto?
LF: Al momento, fra noi quattro autori c’è solo un docente di informatica, io ho qualche esperienza di insegnamento sia pur non nella scuola pubblica. Tuttavia abbiamo avuto circa 50 contributori che per la maggior parte sono docenti. PI: Che tipo di preparazione possiede il gruppo di lavoro?
LF: Siamo laureati ma anche studenti, con preparazione eterogenea, più che altro abbiamo creduto in questo progetto. La più giovane di noi è senz’altro Enza Viccione che a 17 anni ha partecipato al convegno di Verona con un proprio Poster e ha mostrato una grinta poco comune nei ragazzi della sua età. In fase di di stesura è stata la responsabile della sezione per i programmi didattici e laboratoriali.

PI: Cosa ha spinto persone giovani come voi, e non docenti, a pensare al software libero per la scuola pur non avendo le conoscenze di base su cosa la scuola abbia bisogno?
LF: Siamo convinti che il software libero sia l’unico strumento efficace per la didattica. Viviamo un momento di crisi dell’educazione che percepiamo tutti, la fuga di cervelli, il livello di istruzione che si abbassa, difficoltà nel trovare lavoro. È vero molte dinamiche della scuola non le conosciamo nella pratica e negli aspetti burocratici, che sicuramente vanno oltre il software libero, ma ciò che sappiano è che quest’ultimo favorisce la conoscenza e anche l’educazione.

PI: Ci può elencare gli obiettivi che ritiene siano primari per questa iniziativa?
LF: Il primo target è senza dubbio quello dell’educazione per far sì che la preparazione di uno studente si basi su premesse di trasparenza, rispetto, condivisione ed aiuto reciproco su un panorama di strumenti idonei che gli consentano di sviluppare una visione ampia e la capacità di adattamento per ovviare al rischio di avviarlo verso un percorso senza uscita. E per non essere, quando si troverà nel mondo del lavoro, solo il consumatore di una specifica azienda.

PI: Prosegua.
LF: Lo scopo è formare cittadini consapevoli in grado si scegliere non automi che hanno imparato una sola serie di operazioni, ma abbiano spirito critico, voglia di partecipare, condividere e approfondire. Anche se non siamo docenti pensiamo che questi principi siano educativi e fondamentali. La scuola, come tutta la società non sfrutta adeguatamente tutte le potenzialità della tecnologia dell’informazione e non comprende le opportunità offerte dalla riproduzione infinita della conoscenza a costo zero, dalla riusabilità, dal miglioramento continuo che si ottiene attraverso la condivisione.

PI: Questione di risorse.
LF: Il prof Roberto Di Cosmo ci ricorda che l’economia si basa su risorse scarse, ma la conoscenza è un bene comune riproducibile infinitamente senza costi e perciò non è possibile né necessario farne economia. La scuola deve essere pronta a raccogliere questi stimoli. I ragazzi, nativi digitali, hanno voglia di esprimersi e condividere, ma vanno educati alla condivisione per accrescere la loro conoscenza e non alla chiusura cercando di nascondere le opportunità: non c’è peccato più grande di limitare la voglia di conoscere e di esprimersi dei ragazzi. A volte i loro sfoghi, anche in negativo, sono dovuti al non saper valorizzare le loro esigenze. Convogliare le loro energia con stimoli giusti si evolverà a favore della società. I ragazzi devono capire che hanno la possibilità di far evolvere la società e non si devono far sfuggire questa opportunità e soprattutto non se la deve far sfuggire la scuola.

PI: Il progetto è destinato a un solo tipo di scuola o a tutte?
LF: Alla scuola in generale di qualunque ordine e grado, il software è aperto all’istruzione in generale, speriamo che dalle Università venga una segnale forte perché costituiscono un nodo della rete importante per portare avanti queste attività. Sono già state avviate relazioni con Bologna, Ferrara e Bolzano.

PI: Quali sono i requisiti per chiunque volesse entrare a far parte del gruppo?
LF: Oggi esiste un gruppo ristretto che mantiene il dossier scuola e invoglia all’integrazione. Il nostro punto chiave attualmente è comunicare il documento per farlo conoscere attraverso segnalazioni e presentazioni per comunicarlo ad altre associazioni ed iniziare ad aggregare l’interesse, condividendo le finalità con i gruppi che si occupano di software libero. Per chi vuole collaborare o solo seguirci, abbiamo pubblicato da pochi giorni un blog dove iscriversi per partecipare alla rete: come scuola o come singolo, o come gruppo di persone che si occupano della libera conoscenza e condividere la propria esperienza perché i temi dell’educazione che ci interessano sono tanti. Chi volesse collaborare in maniera fattiva può entrare a a far parte del gruppo a più livelli, dal gruppo “scoglio” (il core ), alla mailing list con cui ci coordiniamo e teniamo traccia delle cose da fare o delle decisioni prese.

PI: In base a quali criteri è stata effettuata la scelta del software?
LF: Come ho già detto: valutando le esperienze già fatte, testando software diversi per ogni disciplina, per cercare di offrire solo alcuni programmi di riferimento e mettere il docente di fronte a una strada nota e sperimentata. Siamo convinti che se il docente trova interesse poi potrà cercare il software che gli è più congeniale. Ogni software valutato è stato scelto per qualità e valutazioni positive dei suoi fruitori.

PI: Il dossier è stato presentato alle scuole? In che modo?
LF: È stato presentato ad alcuni membri del Ministero dell’Istruzione che ha avuto copie del dossier e che hanno mostrato interesse per la nostra iniziativa. Al momento è in corso la distribuzione su tutto il territorio delle 10mila copie del dossier stampate da ILS. Alle scuole sarà presentato dai gruppi di software libero locali, sempre per il concetto del veicolare l’informazione attraverso chi già si occupa di questi temi nei rispettivi territori.

PI: Il progetto non si limita a GNU/Linux. La scuola e la sua utenza, abituati a Windows, non sono pronti al grande salto?
LF: Il dossier scuola ha come oggetto il software libero, non è focalizzato su un particolare strumento. Secondo me è un errore parlare di strumenti se si perde di vista il quadro generale nel quale questi rientrano: gli strumenti di certo ci consentono di raggiungere la meta, per questo sono molto importanti e ne parliamo, ma ciò che dobbiamo valorizzare nell’educazione non è uno specifico programma o un sistema operativo, siano essi Gnu/Linux o LibreOffice, e neanche il movimento OpenSource che si focalizza sui vantaggi prettamente tecnici dei programmi.

PI: Questo non basta a far preferire soluzioni libere?
LF: Ripeto che sono sicuramente vantaggi importanti e che tutti i “marchi” sopracitati sono apprezzati, ma il raggiungimento degli obiettivi etici ed educativi sono garantiti solamente dall’approccio al software libero. Nella scuola l’arricchimento deve essere formare ed educare docenti e discenti alla consapevolezza e quindi alla scelta. La formazione è studio, spirito critico e di conseguenza l’efficacia e la potenza di un software passano in secondo piano, anche se possiamo comunque affermare che ci sono molte soluzioni libere più potenti delle alternative proprietarie. Se vogliamo mettere su un piatto i privilegi, quelli offerti dal software libero e sui quali il software proprietario non potrà mai offrire una valida alternativa sono proprio la motivazione educativa e formativa. Se l’attività della scuola non parte da questi presupposti, che sono alla base del software libero, è inutile partire con una migrazione perché il rischio è di trovarsi con strumenti più potenti, ma che comunque non rispettano le finalità didattiche. PI: Qual è dunque lo spirito del documento?
LF: Con questo documento vogliamo dire: “prendiamo la strada dell’innovazione tecnologica ed educativa: insieme. Vi mostriamo che alcuni l’hanno intrapresa riscontrando riduzione dei costi, vantaggi per l’offerta formativa, sicurezza informatica, minori necessità di manutenzione ed innovazioni tecnologiche”.

PI: Parliamo di adesioni e di esperienze.
LF: Le esperienze sono varie e variegate, vanno da chi ha messo su laboratori, chi l’infrastruttura di rete, chi ha pubblicato il portale, chi il sistema di e-learning per la gestione dei corsi, a chi ha realizzato percorsi di musica e cinema per stimolare la creatività dei bambini. Alcune esperienze si sono tramutate in progetti che ancora di più aumentano la riproducibilità del percorso. Il numero non è ampio ma ci sono scuole di ogni ordine e grado, sono distribuite nel territorio italiano, anche se concentrate più a nord. Sia nel wiki che nella versione cartacea, in forma più ridotta, si possono trovare le testimonianze dettagliate ed utili indicazioni su come fare per portare l’esperienza nella propria scuola.

PI: Nella dedica si legge:

“Gli autori di questo documento dedicano l’opera ai docenti e ai giovani studenti. Ai primi perché sappiano offrire ogni giorno gli stimoli giusti alle nuove generazioni e farne così dei cittadini maturi capaci di scegliere. Ai secondi perché abbiano il coraggio di prendere decisioni determinanti per costruire insieme il proprio futuro”.

Qual è il messaggio racchiuso in queste parole? Di chi sono queste parole?
LF: Il messaggio è il nocciolo della questione:

“Scuola per piacere educa! Professori per piacere educate! Cercate di ascoltare e capire questi ragazzi e la realtà in cui vivono e di reinterpretare l’insegnamento alla luce delle possibilità che vi vengono offerte e che loro stessi vi chiedono di sfruttare. E allo stesso tempo tu ragazzo che aspetti? Lo so che vuoi darti da fare per migliorare le cose, lo so che hai una gran forza e voglia di esprimerti: fallo. Con coraggio. Senza paura. Tu puoi costruire il futuro. Non imprigionare la tua forza, non usarla per privare gli altri di ciò che potresti dare loro, ma liberala per costruire insieme qualcosa di bello. Qualcosa di nuovo, di eccitante ed innovativo, dal punto di vista tecnologico, sociale, culturale, quello che preferisci”.

È stato anche questo un lavoro a più mani, io ho lanciato l’idea iniziale della dedica, ma poi, come noteranno i lettori, sono molto prolisso, e quindi ci abbiamo lavorato a più mani per renderla adeguatamente sintetica ed efficace.

PI: Nell’esperienza comune, spesso i progetti Open hanno successo solo nell’ambito della comunità o solo presso chi di questo si occupa. Il dossier scuola può smentire questo adagio?
LF: Ancora è presto per smentirlo, stiamo facendo ora il vero “salto nel buio” iniziando a rivolgerci all’esterno della nostra piccola nicchia. Anche se i primi risultati positivi li abbiamo avuti con apprezzamenti anche da parte del Ministero e di alcuni Uffici Scolastici Regionali. Anche qui è importante far capire che questo non è un documento per informatici. Per questo affrontiamo gli aspetti valoriali, e abbiamo curato molto lo stile semplice di comunicazione.

PI: Il dossier completo valuta ogni aspetto, dalle esigenze del docente, della struttura scolastica, a quella degli utilizzatori finali, e la scelta del software che viene proposto è veramente ampia e diversificata. Gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti?
LF: Sicuramente sì. Sinceramente sono pienamente soddisfatto e anche gli altri del gruppo lo sono. Credo che, nel nostro piccolo, abbiamo fatto qualcosa di importante: abbiamo fatto il punto della situazione di quanto in Italia già da anni si sta muovendo. Una sintesi che ritengo strumento fondamentale per poter verificare quanto fatto ed ipotizzare nuovi percorsi più efficaci. Un piccolo rammarico è non essere pronti con una “comoda” rete di distribuzione, ma a poco a poco sono convinto che i dossier raggiungeranno un ampio numero di gruppi locali e di scuole. Aggiungo anche che siamo in un momento di evoluzione. Dopo la tappa importante del Linux Day dove si è parlato molto del documento, c’è stata la fase di rifinitura ed infine la stampa grazie a ILS. Ora vogliamo cogliere l’occasione della distribuzione per aggregare l’interesse e poter non solo raccogliere nuove esperienze, ma attuare in altre scuole quanto scritto. Per questo stiamo cercando di dare anche una sostenibilità economica al progetto.

PI: Nell’ultima pagina del dossier si legge:

“È una raccolta di motivazioni, suggerimenti, progetti e buone pratiche di adozione: un elenco dettagliato ed esplicativo da dove le scuole potranno prendere esempi e contatti con chi ha già trovato una soluzione, e gli appassionati un riferimento per sensibilizzare le scuole stesse.”

Viene quindi ribadito come il dossier sia una traccia, un riferimento. Lo sviluppo è chiuso o c’è ancora spazio per contributi?
LF: Sempre aperti a commenti e suggerimenti: quello che stiamo facendo è sviluppare una rete fra scuole, associazioni, gruppi, professionisti ed enti per promuovere nuove esperienze, nuove soluzioni e la libera formazione nella scuola. Vi invito a contattarci all’indirizzo dossierscuola@pdp.linux.it o tramite il sito www.dossierscuola.it : insieme riusciremo!

a cura di Patrizia Bisaccia

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Pubblicato il 15 apr 2011
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