Che si tratti di una vittoria dei forkaioli di LibreOffice o del fallimento della strategia di Oracle, il risultato è sempre lo stesso: OpenOffice.org, l’unica suite di produttività personale gratuita e open source ad aver raggiunto un livello di popolarità sufficiente a impensierire almeno un po’ il gigante commerciale Microsoft Office, tornerà a essere un progetto di esclusiva pertinenza della community degli sviluppatori FOSS.
Oracle spiega che cesserà di vendere il pacchetto commerciale Star Office – basato sul codice FOSS di Open Office – è concederà la gestione completa del progetto alla community perché questo sarebbe il modo migliore di far crescere OOo al pari con “l’ampiezza dell’interesse nelle applicazioni di produttività personale e la rapida evoluzione delle tecnologie di personal computing”.
Il colosso dei database relazionali dice di voler “cominciare subito a lavorare con i membri della community per continuare il successo di Open Office”, conferma supporto incondizionato agli standard aperti come ODF e riafferma la focalizzazione dell’azienda su altre tecnologie open come Linux e MySQL.
Oracle dice che i due suddetti prodotti “hanno conquistato un’ampia adozione tra i clienti commerciali e governativi”, mentre è facile prevede – pur senza alcun cenno a riguardo da parte dell’azienda – che le vendite di Star Office dopo l’acquisizione di Sun abbiano vieppiù deluso i pallottolieri del management e del CEO di Oracle Corp, Larry Ellison .
Oltre alla fine dell’avventura commerciale di Star Office, segnato appare anche il destino della pretenziosa suite di produttività da cloud computing Cloud Office – Oracle non ne parla, ma il sito del prodotto risulta irraggiungibile .
Totale incertezza grava infine sul futuro di LibreOffice, il fork di OpenOffice nato proprio dal malcontento della community per la gestione di OOo da parte di Oracle: già in passato i promotori dell’iniziativa avevano chiesto – inascoltati – di poter avere accesso esclusivo al controllo di OOo senza interferenze dirette della corporation.
Alfonso Maruccia