Microsoft contro i4i davanti alla Corte Suprema

Microsoft contro i4i davanti alla Corte Suprema

La più alta autorità giudiziaria degli Stati Uniti avvia le audizioni sul caso che vede contrapposti il gigante del software e la società canadese. La questione potrebbe essere decisa da precedenti della prima metà del XX secolo
La più alta autorità giudiziaria degli Stati Uniti avvia le audizioni sul caso che vede contrapposti il gigante del software e la società canadese. La questione potrebbe essere decisa da precedenti della prima metà del XX secolo

La battaglia legale tra Microsoft e la canadese i4i per la presunta infrazione di brevetto sulla tecnologia Custom XML è finalmente arrivata alle battute finali : dopo aver affrontato una serie di sentenze tutte in negativo, Redmond prova a capovolgere la situazione all’ultimo round sostenendo le proprie argomentazioni davanti alla Corte Suprema.

Nella prima audizione programmata, il legale di Microsoft Thomas Hangar ha sostenuto davanti agli 8 giudici della Corte presenti – il nono, il presidente della corte John Roberts, si è autoescluso per conflitto di interessi – la necessità di abbassare l’asticella dell’evidenza della prova nei casi di infrazione di brevetto .

È per il bene dell’innovazione e dell’industria, ha detto Hangar, ma i due legali della parte avversa – uno dell’amministrazione Obama e l’altro di i4i – hanno rigettato questa tesi sostenendo al contrario che una eventuale riconsiderazione dell’attuale framework legale porterebbe a ingenti danni all’industria high-tech del Nordamerica.

Nelle domande dei giudici dell’alta corte un argomento è stato preponderante: un precedente stabilito dalla Corte Suprema nel 1934 porterebbe a rigettare in toto le richieste di Microsoft, e i magistrati hanno fatto presente la necessità di stabilire la perdurante validità di quelle regole anche nel mondo ipertecnologico di oggi.

Raggiante, dopo il primo giorno di audizioni, il presidente di i4i Loudon Owen: “Crediamo sia andata molto bene” ha commentato Owen, perché “Microsoft non ha presentato ragioni né politiche né legali in grado di giustificare un qualsiasi cambiamento alla legge, men che meno l’ampio cambiamento che ora chiedono”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 apr 2011
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