L’Unione europea scommette sul grafene, il materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio ottenuto dalla grafite e per cui si stanno studiando metodi per utilizzarlo nei semiconduttori e per la produzione di schermi .
La Commissione Europea ha infatti lanciato un progetto pilota della durata prevista di 10 anni e di un miliardo di euro di investimenti dedicato al grafene nell’ambito del suo programma di finanziamenti su larga scala a determinate iniziative scientifiche, FET Flagship . Fra queste , lo sviluppo di robot di compagnia, l’informatica nella medicina, il progetto “cervello umano”, i cosiddetti “angeli custodi” (sistemi tecnologicamente avanzati e idealmente autonomi per assistere l’essere umano in tutte le sue attività) e l’informatica del futuro e la sua applicazione alla conoscenza del mondo.
A partecipare alla ricerca nel settore del Grafene anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche ( CNR ), che coordinerà gli studi italiani e gestirà i rapporti con gli altri centri di ricerca europei: un totale di 130 gruppi di ricerca in rappresentanza di 80 partner accademici e industriali in 21 stati membri .
Tra i partner Nokia Research Center che con il suo progetto Morph, il cellulare flessibile in ogni sua parte, vorrebbe rappresentare idealmente la frontiere da seguire, in particolare per quanto riguarda l’idea di un dispositivo in grado di adattarsi anche fisicamente al contesto in cui l’utente intende impiegarlo.
In quest’ottica il grafene dovrebbe dunque svolgere un ruolo cruciale: sono diverse le parti della produzione in cui potrebbe risultare utile, soprattutto dato il ridottissimo spessore che il device dovrebbe avere. Efficienza della batteria e nella CPU, raffreddamento automatico, spessore inferiore al nanometro dei transistor con una capacità di condurre elettroni più velocemente del silicio, collegamenti elastici, flessibilità e leggerezza: il grafene rappresenta una sorta di Santo Graal dell’informatica del futuro.
Il progetto di Bruxelles si pone come obiettivo principale quello di “creare una comunità europea grande, multidisciplinare e organizzata, che agisca da incubatore di nuovi tipi di applicazioni ICT, assicurando alle industria europee un ruolo predominante nell’evoluzione tecnologica che avrà luogo nei prossimi 10 anni”.
Claudio Tamburrino