È finita inevitabilmente al centro del mirino, scatenando le più puntuali reazioni da parte della squadra legale di Mozilla Foundation. Perché MAFIAA Fire – estensione del browser Firefox che permette ai suoi utenti di aggirare i sigilli antipirateria apposti dal governo statunitense su determinati spazi online – non è affatto piaciuta agli alti vertici dello U.S. Department of Homeland Security (DHS).
Harvey Anderson, general counsel della fondazione di Mountain View, ha subito risposto a tono , in seguito alle pressanti richieste di rimozione da parte del Dipartimento a stelle e strisce. I vertici della US Immigration and Customs Enforcement (ICE) si erano infatti lamentati dell’ add-on , che serve in sostanza a reindirizzare in automatico gli utenti verso il nuovo dominio adottato da siti come Rojadirecta e Torrent-Finder .
I legali di Mozilla hanno dunque opposto resistenza , sottolineando come le autorità statunitensi non abbiano emesso alcuna ordinanza firmata da un giudice , almeno non per ottenere la rimozione della specifica estensione di Firefox. La fondazione statunitense ha posto ai vertici del DHS tre semplici quanto cruciali interrogativi.
Il primo : forse MAFIAA Fire è stata dichiarata illegale da un giudice competente? E, in caso di risposta affermativa, su quali basi? Il secondo: Mozilla è forse obbligata legalmente a rimuovere l’add-on o ci sono altri motivi alla base delle richieste del governo? La Sicurezza Nazionale statunitense è stata invitata a specificare queste eventuali “altre motivazioni”.
Infine , la fondazione californiana ha invitato il Dipartimento a fornire una copia dello specifico ordine di rimozione, che porterebbe Firefox a disabilitare un’estensione che ha raggiunto in poche settimane i 6mila download . Alle domande di Mozilla ha fatto seguito il silenzio più assoluto da parte del governo statunitense.
Anderson ha dunque sottolineato come sia fondamentale capire a quali condizioni un attore come Mozilla debba seguire una richiesta del genere, in particolare quando quest’ultima porti con sé degli effetti censori e lesivi della natura aperta di Internet . Alla base del malcontento – sempre secondo il general counsel – ci sarebbero semplicemente gli interessi dei detentori dei diritti, nell’eterna lotta alla pirateria online.
Mauro Vecchio