PROTECT IP Act, copyright e giustizia privata

PROTECT IP Act, copyright e giustizia privata

Presentato in Senato il testo del già famigerato PROTECT IP Act. Critiche da parte degli attivisti, a partire da una definizione troppo ampia di dominio illecito. Ai motori di ricerca verrebbe affidato un ruolo da censori del web
Presentato in Senato il testo del già famigerato PROTECT IP Act. Critiche da parte degli attivisti, a partire da una definizione troppo ampia di dominio illecito. Ai motori di ricerca verrebbe affidato un ruolo da censori del web

La sua versione primigenia aveva scatenato l’ovvia girandola di critiche e più o meno velate preoccupazioni. Patrick Leahy, attuale chairman della Senate Judiciary Committee , ha ora presentato in Senato il testo del nuovo disegno di legge Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property (PROTECT IP Act).

Ovvero la proposta che dovrebbe sostituire il famigerato Combating Online Infringement and Counterfeiting Act (COICA), approvato dalla stessa Commissione nello scorso novembre e mai passato al vaglio dell’intero Senato a stelle e strisce. E le previsioni contenute nel PROTECT IP potrebbero ampliare a dismisura il raggio d’azione di COICA, che pure avrebbe perseguito a livello civile tutti quei siti legati alla condivisione illecita .

Diverse le novità che hanno subito fatto discutere. Tra queste, la possibilità offerta a qualsiasi soggetto privato – e dunque portatore di interessi – di ottenere una specifica ordinanza che porti successivamente alla chiusura di un determinato dominio illecito . Una sorta di giustizia fai-da-te , passando semplicemente attraverso un giudice competente.

È stata l’organizzazione non profit Public Knowledge a lanciare l’allarme : cosa succederebbe se un colosso privato come Viacom potesse imbracciare le previsioni del PROTECT IP contro una piattaforma del calibro di YouTube? Ha ospitato contenuti considerati illeciti da parte dei legittimi detentori dei diritti.

Ovvia soddisfazione da parte dei vertici della Recording Industry Association of America (RIAA), che hanno sottolineato come si tratti di misure adeguate per tutelare la creatività degli artisti e migliaia di posti di lavoro. Ancora Public Knowledge ha tuttavia espresso ulteriori interrogativi su quelle che potrebbero essere le conseguenze sullo sviluppo del business legato al web.

Tutti i siti macchiatisi di violazione del copyright potranno essere sigillati dalle autorità statunitensi, come già evidenziato nella vecchia versione del COICA. E cosa succederebbe se un determinato sito ospitasse soltanto un link ad un contenuto illecito? La stessa definizione di dominio illegale sarebbe troppo ampia, esponendo a rischi migliaia di spazi web innocenti.

Critiche anche da parte degli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF), in particolare per quanto concerne il ruolo censorio affidato ai vari motori di ricerca. Il PROTECT IP vorrebbe obbligare search engine come Google a rimuovere determinati risultati di ricerca . Con conseguenze spiacevoli – secondo EFF – per la libera espressione che ha finora caratterizzato la Rete a stelle e strisce.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 13 mag 2011
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