Privacy, Facebook liberata

Privacy, Facebook liberata

I vertici del sito sono stati esonerati da una causa intentata da due cittadini californiani. Le loro informazioni personali sarebbero state offerte ai signori dell'advertising. Ma non ci sarebbero prove evidenti di un danno effettivo
I vertici del sito sono stati esonerati da una causa intentata da due cittadini californiani. Le loro informazioni personali sarebbero state offerte ai signori dell'advertising. Ma non ci sarebbero prove evidenti di un danno effettivo

A scatenare l’azione legale erano stati due cittadini californiani, scagliatisi contro Facebook e certe sue presunte pratiche illecite nella gestione dei dati personali di milioni di utenti in blu. I responsabili della gigantesca piattaforma social sono stati ora liberati dalle grinfie dell’accusa, ritenuti non responsabili della violazione delle loro stesse policy in materia di privacy .

David Gould e Mike Robertson avevano denunciato i vertici di Facebook nello scorso anno, accusandoli di aver permesso la fuoriuscita delle loro informazioni personali. Nomi completi, indirizzi di posta elettronica, user ID. Questi i dati trasmessi in automatico dal sito al semplice click su determinati messaggi pubblicitari . I responsabili del social network avevano – dopo un periodo di circa tre mesi – riconosciuto e corretto il problema.

Troppo tardi, almeno secondo i due cittadini californiani. Nomi completi e username erano già finiti nelle grinfie dei signori della pubblicità. Gould e Robertson avevano dunque accusato Facebook di violazione dell’Electronic Communications Privacy Act , dello Stored Communications Act oltre che della legge locale nota come Computer Crime Law and Consumers Legal Remedies Act .

Un giudice di San José ha ora respinto le svariate richieste dei due utenti, sottolineando come – sulla base delle prove portate in aula da Gould e Robertson – non sia possibile stabilire la sussistenza di un danno evidente . Facebook è dunque stata liberata dalle accuse, a meno che non arrivino documenti più consistenti sulle presunte pratiche illecite del social network da 500 milioni di amici.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 mag 2011
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