Il sistema informatico di Poste italiane è incorso in problemi tali da bloccare il servizio postale da mercoledì primo giugno , tale da far infuriare i consumatori e spingere ad intervenire anche le associazioni dei consumatori e l’Agcom.
Nonostante le rassicurazioni che nei giorni scorsi i vertici dell’azienda di monopolio hanno offerto, anche oggi i problemi sono in parte perdurati , registrando grosse difficoltà sul sistema informatico che gestisce le operazioni agli sportelli, per i servizi postali e per l’erogazione delle pensioni.
Il commissario dell’Agcom Luigi Magri è intervenuto sulla situazione con durezza e decisione: “Non è accettabile – ha riferito – il perdurare dell’incredibile disservizio che sta ancora paralizzando gran parte del sistema informatico di Poste Italiane. Non è accettabile che tali problemi perdurino e non è accettabile che non vi sia una chiara disamina degli avvenimenti individuando le specifiche responsabilità. Nell’era della tecnologia e della comunicazione simili incredibili episodi minano non solo la capacità di garantire un pubblico servizio, ma anche la credibilità di chi dovrebbe garantirlo”.
Quando sono stati registrati i primi disagi, Poste ha spiegato l’inconveniente come dovuto al “malfunzionamento del software sui sistemi centrali IBM”. Tuttavia non è stato prodotto un comunicato univoco, ufficiale e chiarificatore sull’intera vicenda. Ad essere interessate dal disservizio, per esempio, sembravano inizialmente soprattutto la provincia di Roma e le Marche. Ma anche in Abruzzo, in Friuli Venezia Giulia, Sardegna ed Emilia Romagna vi sono stati problemi e code.
Le conseguenze, oltre che legate alla mancata erogazione del servizio o alle situazioni che hanno visto coincidere con il disservizio imprevisto la scadenza di una multa o di una bolletta, coincide con inizio mese e dunque con il ritiro delle pensioni. Non mancano, poi, casi di chi ha denunciato al personale degli uffici postali di non riuscire neppure a prelevare denaro agli sportelli automatici.
Per cercare di non vedere tutti tali costi e danni ricadere sulle tasche degli utenti, le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef si sono mosse per cercare di ottenere il rimborso dei disservizi: “I migliaia di cittadini costretti ad attendere ore ed ore nella speranza di inviare una raccomandata, ritirare la pensione o accedere al proprio conto, con la promessa vana di un urgente riavvio di alcuni terminali che funzionavano a singhiozzo, mentre altri risultavano del tutto bloccati, devono essere immediatamente risarciti”.
“Stavolta – scrivono ancora le associazioni di categoria – non basteranno le pacche sulle spalle di Poste Italiane che si è scusata con la clientela per i disagi provocati da un guasto al sistema informatico, né la promessa di aver ripristinato il regolare funzionamento per la fornitura di tutti i servizi postali e finanziari, con gli sportelli che resteranno aperti oltre il normale orario di lavoro finché non saranno serviti tutti i clienti: ci vogliono adeguati risarcimenti dei danni”.
A non salvare da una probabile class action Poste, poi, il fatto che la situazione non sembra determinata da una calamità o da casualità, ma dall’aggiornamento dei sistemi informatici.
Aduc ha messo a disposizione i propri servizi gratuiti di consulenza e ha spiegato come far ricorso: tramite una raccomandata A/R (dunque se verranno superati i problemi) indirizzata a Poste in cui si fa presente cosa è accaduto ed eventualmente si inserisce anche fotocopia dei numeri presi per fare le diverse file, precisando al centesimo i danni subiti (materiali, fisici e psicologici) e intimando il pagamento entro 15 giorni, pena il ricorrere alle autorità giudiziarie.
Claudio Tamburrino