L’ultima vittima della repressione in Siria si chiama Amina Arraf, 35 anni, blogger dissidente, arrestata nella giornata di ieri da uomini dell’esercito.
La donna è l’autrice del blog “A Gay Girl in Damascus”, nato nel mese di febbraio e contenente pensieri poetici uniti a critiche dure nei confronti del governo guidato da Bashar al-Assad e alla ferocia autorizzata da quest’ultimo nei confronti dei manifestanti che negli utlimi mesi affollano le strade del paese chiedendo la destituzione del leader.
Secondo un testimone anonimo, la giovane sarebbe stata prelevata con la forza da tre uomini armati , presumibilmente appartenenti alle milizie del Baath Party , e condotta in un luogo sconosciuto.
La notizia è rimbalzata ben presto sui media di tutto il mondo soprattutto per la peculiarità del profilo della vittima : residente a Damasco, Amina Arraf possiede la doppia cittadinanza siriana e statunitense; dichiaratamente gay, scrive un blog che tratta di esperienze personali e militanza politica, tutti elementi che, anche considerati singolarmente, basterebbero a emettere un mandato di arresto in un paese come la Siria. Ma, secondo Sandra Bagaria, amica di Amina residente a Montreal, l’arresto risponde a precise ragioni politiche dovute al crescente spirito critico manifestato nei confronti del governo attraverso i post. “Devono andare via, devono andare via subito. Questo è tutto quello che c’è da dire”, scrive la ragazza riferendosi al Presidente Bashar al-Assad e ai suoi uomini. Nel mese di aprile, aveva raccontato di come suo padre avesse affrontato due militari dell’esercito accorsi nella sua abitazione per arrestarla, minacciando di violentarla e accusandola di essere collusa con i salafiti.
I netizen di tutto il mondo si sono subito mobilitati in favore della liberazione della blogger , attraverso una pagina Facebook ufficiale e diverse petizioni che chiedono chiarezza su quanto accaduto e, soprattutto, che si sappia immediatamente dove e in quali condizioni si trovi la ragazza.
Secondo l’ultimo aggiornamento presente sul blog, il padre di Amina sarebbe alla ricerca disperata della ragazza. La difficoltà maggiore riguarda la presenza di almeno 18 diversi gruppi di polizia in Siria oltre a molteplici milizie politiche e gruppi terroristi: non si sa, dunque, a chi rivolgersi per avere ragguagli sul suo stato di salute. Si teme per la sua incolumità e le probabilità che sia stata imprigionata o addirittura assassinata sono alte.
Nel corso di una recente intervista al Guardian , Amina Arraf ha detto: “La Siria che ho sempre sperato fosse lì dormiva, ma ora si è svegliata. Io devo credere che prima o poi avremo la meglio”.
Cristina Sciannamblo