Codemasters vittima del cracking di giornata

Codemasters vittima del cracking di giornata

La casa videoludica di Warwickshire conferma di aver subito un attacco da ignoti, i dati personali degli utenti compromessi. Quelli finanziari sarebbero al sicuro perché ospitati su server esterni
La casa videoludica di Warwickshire conferma di aver subito un attacco da ignoti, i dati personali degli utenti compromessi. Quelli finanziari sarebbero al sicuro perché ospitati su server esterni

La serie praticamente infinita di cyber-attacchi e compromissioni in cui il cloud computing è protagonista in questo periodo fa una nuova vittima di rango, vale a dire lo storico publisher e sviluppatore videoludico britannico Codemasters . Il nostro sito web è caduto sotto l’attacco di ignoti malintenzionati, conferma la società, i dati sensibili sono stati rubati ma quelli finanziari sono al sicuro in mani terze.

Così dopo Nintendo , Sony , Citigroup , il Fondo Monetario Internazionale e tutti gli altri ora tocca a Codemasters: il sito web principale della società, i sottodomini, lo store digitale e la pagina per i codici di Dirt 3 sono stati irrimediabilmente compromessi da un accesso “non autorizzato” avvenuto lo scorso 3 giugno.

La breccia è stata talmente massiccia ed estesa da costringere Codemasters a buttare tutto giù , a veicolare tutte le sue iniziative informative attraverso la corrispondente pagina su Facebook e a prevedere il lancio di un nuovo portare solo nel corso del prossimo anno.

Per quanto riguarda l’entità dei danni subiti dai dati degli utenti, invece, la software house britannica parla di nomi e indirizzi postali, email, numeri telefonici, password (cifrate), cronologia degli ordini sullo store virtuale, nomi utente, nametag usati sul network Xbox Live, date di nascita e indirizzi IP.

A parziale consolazione per questo autentico disastro ci sarebbe la salvezza delle “informazioni di pagamento personale” come numeri di carta di credito e simili: in questo caso Codemasters rassicura i suoi clienti suggerendo che i dati erano custoditi su server esterni gestiti da società di terze parti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 14 giu 2011
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