“L’Italia, sulla banda larga, è sull’orlo della retrocessione in serie B”. Ha sfruttato una triste metafora calcistica il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) Corrado Calabrò, lanciando l’allarme sull’immediato futuro del servizio di connettività del Belpaese.
È stata dunque presentata in Parlamento l’ultima relazione annuale sull’attività svolta e sui programmi di lavoro relativi al 2011, partita da percentuali decisamente poco incoraggianti per il futuro sviluppo del broadband tricolore. Come illustrato dallo stesso Calabrò, “la percentuale di abitazioni connesse alla banda larga è inferiore al 50 per cento, a fronte di una media europea del 61 per cento”.
Il presidente di Agcom ha dunque sottolineato come esista ancora un 4 per cento di digital divide da colmare , “cui si aggiunge circa il 18 per cento della popolazione servita da ADSL sotto i 2 Mbit al secondo”. Questa situazione “potrebbe anche precludere all’Italia la possibilità di estendere il servizio universale alla banda larga”.
Secondo quanto illustrato da Calabrò, l’Italia delle TLC funzionerebbe ormai a doppia velocità, a partire dai 12 milioni di cittadini che navigano grazie alla grande diffusione della telefonia mobile. Oltre 6 milioni le chiavette attive nel primo trimestre , mentre il valore complessivo del mercato del mobile Internet ha raggiunto a fine 2010 un valore di oltre 1.100 miliardi di euro , il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente.
“Nella rete fissa, invece, la situazione è più stagnante, sebbene oltre 5 milioni di linee siano attive in unbundling e nonostante il miglioramento della qualità della rete – ha spiegato Calabrò – La penetrazione del 22 per cento della banda larga fissa migliora il dato del 20,6 per cento dello scorso anno, ma rimane indietro rispetto alla media UE del 26,6 per cento”.
Pure gli ottimi risultati raggiunti dalla connessione in mobilità sembrano minacciati da un intasamento delle reti, a meno che gli operatori non riescano ad ottenere nuove frequenze . Il riferimento è ovviamente all’ asta delle frequenze televisive fissata dal governo entro la fine del 2010 e attualmente finita nelle sabbie mobili dello scontro.
I netizen del Belpaese sono poi tra i più avidi consumatori al mondo delle cosiddette reti sociali. Il primato è ovviamente nelle mani di Facebook, che negli ultimi due anni ha visto raddoppiare il numero complessivo di utenti tricolore: da 11 a 20 milioni . Per non parlare del tempo medio trascorso sul sito in blu, addirittura di 9 ore e mezza per utente.
“I comportamenti personali ne risultano fortemente influenzati – ha concluso il presidente di Agcom – alla riservatezza è subentrata l’ostensione, e talora l’ostentazione, dell’intimità. La sfera privata è di dominio pubblico”. Una cittadinanza digitale come naturale estensione di quella tradizionale . Nella specifica sezione dedicata ai “nuovi diritti della Rete”, la presentazione ufficiale del presidente di Agcom Corrado Calabrò ha aperto ad un pieno ed effettivo “diritto ad Internet”. Adeguata precondizione della cittadinanza moderna e quindi della stessa democrazia.
“Il diritto alla libera circolazione del pensiero nelle nuove forme della tecnologia è indubbiamente un principio fondamentale per la società di oggi – ha spiegato Calabrò – ma non può e non deve strangolare il diritto di proprietà delle opere dell’ingegno. I due diritti devono trovare un modus (con)vivendi “.
Sarebbe dunque universale la richiesta di una nuova disciplina del diritto d’autore , che si attesti sulle nuove frontiere della tecnologia. “Una disciplina a livello sovranazionale, come vado sostenendo da anni”, ha precisato Calabrò. Lo schema elaborato da Agcom avrebbe dunque riscosso “vastissimi consensi”, insieme ad alcuni rilievi.
L’Autorità incoraggia dunque a rivedere l’attuale legge sul diritto d’autore, dopo ben 70 anni d’attesa. Basterebbe “una sola norma, ben calibrata a norma di legge, a consacrare a livello di legislazione primaria principi guida equilibrati, praticabili e condivisi, con l’attribuzione a questa Autorità di poteri d’intervento più definiti”.
I risultati offerti dal mercato statunitense avrebbero in tal senso dimostrato come una maggiore penetrazione della banda larga riduca l’impatto della pirateria audiovisiva . La priorità di Agcom diventa lo sviluppo di un mercato legale competitivo basato su una maggiore diffusione delle tecnologie legate al broadband .
Mauro Vecchio