Germania, utenti ammanettati per lo streaming?

Germania, utenti ammanettati per lo streaming?

Il gruppo antipirateria tedesco GVU pensa ad una vera e propria incriminazione di massa degli utenti Kino.to. Basterebbe aver visto un film in streaming per essere colpevole
Il gruppo antipirateria tedesco GVU pensa ad una vera e propria incriminazione di massa degli utenti Kino.to. Basterebbe aver visto un film in streaming per essere colpevole

Un’inquietante nota informativa , recentemente pubblicata sul blog ufficiale dell’organizzazione antipirateria tedesca GVU . Una minacciosa panoramica sul futuro di milioni di netizen, in particolare quelli legati alla piattaforma di indexing Kino.to , già inclusa dai vertici della Motion Picture Association of America (MPAA) nella famigerata lista dei mercati internazionali del P2P.

Come sottolineato dagli stessi vertici di GVU , non ci sarebbe attualmente alcun precedente legale che possa condurre all’incriminazione di semplici fruitori di contenuti illeciti a mezzo streaming. Di utenti che accedono online a film caricati da terzi in violazione delle norme a tutela del diritto d’autore. Qualcosa potrebbe però cambiare, almeno sulla base dei ragionamenti proposti da GVU .

Le vicende di cronaca sono ormai note: una gigantesca operazione di polizia – condotta in tutta Europa su ordine delle autorità di Dresda – ha portato all’arresto di 13 operatori della piattaforma Kino.to , estremamente popolare in paesi come la Germania e l’Austria. Il sito di indexing è stato sigillato in seguito agli arresti, chiuso per sospette attività di stampo criminoso .

Il caso di Kino.to potrebbe ora aprire nuovi scenari legali sul fronte antipirateria, contro tutti quegli utenti che hanno preferito guardarsi un film sfruttando i link ospitati sul sito. Secondo la visione di GVU , la copia temporanea di un file nella cache di un computer potrebbe costituire la prova evidente di una violazione in Rete del diritto d’autore .

Questa stessa copia avrebbe dunque un valore legale, che potrebbe portare all’applicazione delle previsioni penali nei confronti – a questo punto – di milioni di utenti. Ovvero di sanzioni pecuniarie e persino di un periodo di detenzione fino a cinque anni . Resta da capire se i vertici di GVU abbiano seriamente intenzione di intraprendere quest’ultima frontiera dell’antipirateria.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 15 giu 2011
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