UK-USA, estradizione causa streaming?

UK-USA, estradizione causa streaming?

Le autorità di Washington vorrebbero processare un giovane studente britannico, accusato di essere il principale gestore di una piattaforma di indexing di contenuti in violazione del copyright
Le autorità di Washington vorrebbero processare un giovane studente britannico, accusato di essere il principale gestore di una piattaforma di indexing di contenuti in violazione del copyright

Si tratta di una vicenda iniziata circa tre settimane fa, quando davanti allo studente britannico Richard O Dwyer si aprivano i cancelli della Wandsworth Prison di Londra. Una sola notte chiuso in cella, prima di essere scarcerato in seguito al pagamento di una cauzione di 3mila sterline (più di 3mila euro). Ventitre anni, O Dwyer sarebbe ormai ad un passo dalla laurea in scienze informatiche presso l’Università di Sheffield.

Le autorità di Washington avrebbero ora chiesto l’estradizione del giovane studente d’Albione, accusato di essere il principale responsabile delle attività legate alla piattaforma di indexing TVShack . Un sito in stile Rojadirecta , solo specializzato nella pubblicazione di link a film e serie TV ospitati su server terzi. Contenuti audiovisivi in violazione delle attuali predisposizioni a tutela del diritto d’autore.

Erano stati gli stessi vertici della U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) a sigillare il dominio .net della piattaforma, nell’ambito dell’ormai nota Operation In Our Sites . Stando alle ricostruzioni pubblicate da alcune fonti britanniche (nonché dalla testata specializzata TorrentFreak ), il sito avrebbe subito provveduto a spostarsi verso indirizzi alternativi, a partire dal .cc – anche questo chiuso – per poi finire sul .bz .

Gli agenti a stelle e strisce non avrebbero tuttavia spiegato in maniera precisa il legame tra il giovane studente e i vari domini in continuo spostamento online. Pare che a difendere legalmente Richard O Dwyer sia intervenuto lo stesso avvocato del noto hacker Gary McKinnon , che pure continua a lottare per evitare l’estradizione in terra statunitense.

Sconcerto da parte della madre del ragazzo, che ha sottolineato come il figlio non avesse minimamente idea delle possibili conseguenze penali delle sue attività online. La richiesta d’estradizione pare comunque esagerata alla stragrande maggioranza degli osservatori. La giustizia britannica potrebbe tranquillamente occuparsi del caso.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
15 giu 2011
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