LulzSec: può bastare

LulzSec: può bastare

Ultimi dati rilasciati e comunicato d'addio del gruppo che dice di aver voluto solo portare il caos per 50 giorni. Non una guerra, insomma, ma una parentesi particolarmente movimenta. Che altri potrebbero trasformare in rivoluzione
Ultimi dati rilasciati e comunicato d'addio del gruppo che dice di aver voluto solo portare il caos per 50 giorni. Non una guerra, insomma, ma una parentesi particolarmente movimenta. Che altri potrebbero trasformare in rivoluzione

Lulz Security, la crew che aveva lanciato l’operazione AntiSec contro istituzioni e governi e guadagnato le prime pagine con gli attacchi a Sony , Nintendo e istituzioni statunitensi , dopo aver dichiarato guerra sancisce anche la pace.

A quanto annuncia ora via tweet LulzSec, non aveva intenzione di lanciare una guerra vera e propria, con gli obiettivi dichiarati di salvare gli utenti dalle ingerenze della autorità online, ma voleva solo scatenare “50 giorni di Caos”.

La fine delle loro azioni, dunque, sarebbe stata già da loro programmata fin dall’inizio .

Eppure, prima di questo annuncio a sorpresa, quello che si faceva chiamare il “capitano della nave Lulz” aveva concesso un’ intervista via chat alla BBC e il gruppo era intervenuto, non con poco spirito politico, per criticare l’hacktivista Jester, che dichiara di combattere contro i terroristi e che ultimamente era arrivato a prendersela anche con Wikileaks, Anonymous e LulzSec stessa, e che secondo quest’ultima non ha mai ottenuto granché, dal momento che i suoi attacchi sono stati di poca efficacia per tecnica e per bersagli.

Anche per questo alcuni osservatori ritengono che abbiano pesato sulla decisione le pressioni e le controffensive subite dal gruppo in questi giorni: dopo gli attacchi ricevuti dai concorrenti Team Poison e l’ arresto di un ragazzo britannico ritenuto collegato a LulzSec (eventualità da essi smentita), il gruppo sembra essere finito nel mirino di un’altra crew, chiamata A-team, che ha postato nomi, informazioni familiari e indirizzi di quelli che dice essere i membri di LulzSec.

Accanto all’addio alle scene, poi, il gruppo ha rilasciato via Torrent altri dati raccolti durante le loro offensive informatiche, in particolare da AT&T, AOL, FBI, la marina degli Stati Uniti, Nato (o meglio 12mila credenziali di un negozio interno dell’organizzazione gestito da un soggetto terzo), vari siti di videogame, tra cui quello Battlefield Heroes Beta, e account e password di oltre 200mila utenti di Hackforums.net.

Finisce così, univocamente com’era iniziata, la guerra del gruppo di hacker/cracker. E nell’ultimo comunicato sembrano altresì sparire anche quegli accenni ad obiettivi e strategie comuni che sembravano celarsi dietro i loro attacchi. La crew dice ora di aver agito: “Solo egoisticamente per intrattenere gli altri. Anche se la voglia di fama, vanità e riconoscimento è abbagliato da quello che amiamo di più: il puro, ininterrotto caotico brivido dell’intrattenimento e dell’anarchia”.

L’unica concessione ai precedenti appelli di unità hacker per combattere contro il potere viene fatta in uno solo dei paragrafi dell’ultimo comunicato: “Abbiamo sinceramente creduto al movimento AntiSec. Tanto da riportarlo in vita e da sperare che possa continuare senza di noi come una rivoluzione”.

Interessante, poi, che nella firma si sveli qualcosa di più del collettivo (o magari si tratta solo solo di un depistaggio?): è firmato “il nostro equipaggio di sei”, dando una dimensione del gruppo che sembra peraltro confermarsi intorno ai nomi già fatti dall’azienda che si occupa di sicurezza Imperva Data Security , tra cui Sabu , il supposto leader proveniente da Anonymous, Kayla , il burattinaio di una grande botnet e Topiary in qualità di responsabile delle relazioni esterne, se così si può dire per il gruppo di hacker.

A raccogliere l’eredità, o meglio, a riprendere le fila del discorso hacktivista di AntiSec è ancora una volta Anonymous, che proprio in concomitanza con l’annuncio di LulzSec dichiara via Twitter di aver trovato 40 Terabytes di dati interni di “qualche azienda malvagia”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 27 giu 2011
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